Nancy Brilli: «Posso fare davvero tutto ma il nudo no. In Rai non lavoro perché non andavo a genio a una donna»

L'attrice romana è protagonista del film "Amici per la pelle" di Pierluigi Di Lallo. «Interpreto la madre di un ragazzo malato. In alcune scene sembro un mostro, ma va benissimo: mi propongono sempre ruoli da pin-up»

Nancy Brilli: «Posso fare davvero tutto ma il nudo no»
di Ilaria Ravarino
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Lunedì 31 Ottobre 2022, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 08:25

Al cinema da giovedì scorso con "Amici per la pelle" di Pierluigi Di Lallo, vincitore del “Sorriso Diverso Roma Award”, la 58enne romana Nancy Brilli si mette alla prova in un ruolo drammatico: quello di una madre che affronta, insieme al marito (Massimo Ghini), l’improvvisa malattia del figlio 25enne. Una storia vera, capitata alla famiglia dell’attore Rodolfo Laganà, il cui figlio Filippo - oggi pienamente ristabilito - recita nel film nella parte di se stesso.

Ruoli drammatici mai. Perché?

«Se hai fatto bene un ruolo, pare che devi ripeterlo per tutta la vita.

Film di Natale ne ho fatto uno, Natale in crociera, ma sono tutti convinti che ne abbia girati 100. Il dramma non me lo offrono. Tempo fa è capitato, ma erano film con scene di sesso o di nudo. Che io non faccio».

Pentita?

«Nemmeno per sogno. Il nudo è una cosa che non so proprio gestire». Nel dramma come si vede? «Sono un’attrice, faccio quello che serve. Qui c’è una fotografia durissima, la mia faccia è inquadrata da vicino. Si vede che non ho le labbra “strane”. E che sono una signora».

Che intende?

«Che posso essere credibile anche come la mamma di un ragazzo di 25 anni. Invece continuano a mandarmi copioni da vecchia pin-up».

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Qui è la madre di un ragazzo malato: sarebbe altrettanto brava?

«Se ti capita, devi esserlo. Non hai scelta. Ho accettato il ruolo perché sono amica di Rodolfo da trent’anni, e la donna che interpreto nel film è la ex moglie del mio compagno. Conoscevo la loro storia».

I suoi problemi di salute li ha risolti?

«Ho avuto per tutta la vita una cisti endometriosica. Alla fine, dopo otto operazioni, ha vinto lei: ho risolto il problema asportando utero e ovaia».

Cosa l’ha aiutata in quei momenti?

«I libri più della famiglia. Ho studiato, mi sono documentata, sono stata in analisi. Oggi continuo a spendermi per chi ne soffre». Selvaggia Lucarelli l’ha accusata, via social, di sostenere cause che non conosce. «Ognuno è libero di parlare. Ma non mi faccio toccare se i post sono volgari o fuori contesto. Tanta gente commenta a vanvera».

 

È vero che ha fatto un corso per usare i social?

«Durante la pandemia. Mi annoiavo a morte, ho deciso di imparare. Ho chiuso Facebook, uso solo Instagram».

E un’autobiografia? Tanti colleghi ne hanno scritta una in pandemia.

«Sì, pure troppi. Me l’hanno proposto molte volte, ma francamente non mi va di finire nel mucchio di libri di qualche editore che si approfitta della mia storia».

Le piacerebbe trasformarsi, alla Pierfrancesco Favino?

«Sono ingrassata per Caterina e le sue figlie (nel 2007, ndr) e in questo film, in alcune scene, sono un mostro. Ma va benissimo. Chissà perché si pensa che le attrici vogliano essere le “belle figheire” del film. Io non voglio fare la biondina col punto vita per sempre».

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Le donne e il cinema: dopo il metoo va meglio?

«Mah, insomma. Prenda una come Paola Cortellesi, bravissima. Una che ha il suo gruppo di lavoro e che si è scritta i ruoli per sé: altrimenti col cavolo che le facevano fare la coatta o la borgatara. Un giorno De Laurentiis (il produttore, ndr) mi disse: “Mettiti in testa che questo lavoro è maschilista, le donne non portano la gente al cinema”. Io dissi: “Scusa, ma se una come me riempie i teatri, forse al cinema manca solo il coraggio di scommettere, no?”. Mi rispose: “No”. E finì lì».

Il cinema. E la tv?

«Non andavo a genio una persona, una donna, che mi chiuse la porta in faccia. Non dico chi. Ma sono 17 anni che non lavoro in Rai e sei che non lavoro a Mediaset».

E tornerebbe se…?

«…Se mi facessero condurre una seconda serata folle. Mi ci vedrei».

Però pochi giorni fa è stata a “Drag Race”, su Discovery. Nancy Brilli icona gay?

«Io adoro le drag, ma non so se sono un’icona. Ora si sentono tutte icone gay, autodefinirsi così va di moda. Ma sinceramente, o sei Patty Pravo, o meglio se fai un gran passo indietro».

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