Momo Pertica, venti anni dalla scomparsa del prediletto da Fellini

Momo Pertica, venti anni dalla scomparsa del prediletto da Fellini
di Lucilla Quaglia
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Mercoledì 15 Luglio 2020, 18:01 - Ultimo aggiornamento: 18:03

Federico Fellini, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Aldo Palazzeschi, alcuni dei celebri amici di un personaggio poliedrico e sfaccettato di cui, il 16 luglio, ricorrono i vent’anni dalla scomparsa. Momo Pertica: grande studioso di romanità alla cui memoria è intitolato il Premio Simpatia che ogni anno viene consegnato in Campidoglio ad una ricca platea di personaggi. Premiato, tra i tantissimi, anche Alberto Sordi. Il riconoscimento, che quest'anno ha doppiato la cinquantesima boa, è stato rimandato a marzo del prossimo anno per i problemi legati al Covid-19.
 
Un modo per ricordare l’inimitabile intellettuale capitolino, celebre anche per aver interpretato il cieco di Càntarel in Amarcord. Personaggio nato nel 1972, nel corso di un’intervista in cui Federico Fellini interrompe le domande dell’amico e, come ispirato, prende il viso di Pertica tra le mani e afferma: “Io ho bisogno della tua faccia”. Certamente non poteva sfuggire all’occhio del grande regista la particolare, singolarissima, espressione di Momo, metà gatto sornione metà elfo dei boschi, con la capigliatura scomposta e arruffata.
 
Fu così, dunque, che Fellini disegnò per lui il personaggio del suonatore di fisarmonica, chiamato ad accompagnare il banchetto nuziale della Gradisca, nella melanconica scena che chiude il capolavoro Amarcord. 
Sempre in occasione dell'anniversario della sua scomparsa, nei prossimi giorni la pagina Facebook del Premio Simpatia pubblicherà un post al giorno su ciascuna delle grandi passioni di Momo Pertica (cinema, giornalismo, pittura e poesia) per ricordarne la straordinaria poliedricità.
 
Chi è Momo Pertica
 
Domenico Pertica nasce a Palombara Sabina il 30 gennaio 1921, da Marco Tullio Pertica - maestro elementare - e Laura Mattei. Quasi subito la famiglia rientra a Roma dove Domenico frequenta le scuole, il liceo classico e la facoltà di Lettere. Dopo la partecipazione alla Seconda guerra mondiale, Pertica inizia la pratica di giornalista su un foglio dell’Enalc, ente per la formazione lavoro, a Napoli. Poi, nel 1947, comincia la prima collaborazione con il quotidiano Momento Sera e da lì in poi prosegue senza interruzioni la collaborazione con molti quotidiani, sempre come cronista attento a descrivere e a denunciare fatti e aspetti della società, prima di tutto romana.
Nel 1947 sposa la compagna di tutta la vita, Francesca Immè, con la quale ha due figlie, Laura ed Emanuela.
Gli anni febbrili e vitalissimi del dopoguerra a Roma sono vissuti da Pertica, Momo per gli amici, destreggiandosi tra i resoconti giornalistici della crescita rapida e disordinata della città e dei fervori culturali, artistici e mondani che vi si intrecciano.
Sono gli anni del Neorealismo, della nascita della televisione, dei divi americani a Cinecittà e degli scontri sociali nelle borgate.
Sono anni di progetti e di sogni che sembrano realizzarsi, mentre una società ancora contadina e provinciale cerca di approdare in fretta ai moderni consumi che promettono più libertà per tutti.
In questo clima, Momo stringe le amicizie più durature: quelle con Aldo Palazzeschi, Federico Fellini, Maria Luisa Spaziani, Vittorio De Sica e Elsa Morante.
Nel 1964 va ad abitare nella grande casa di Testaccio, a piazza dell’Emporio, dove risiede fino alla scomparsa, il 16 luglio del 2000.
Casa Pertica viene arredata anche con i suggerimenti del marchese Mario Rappini, noto architetto, arredatore e scenografo. Grazie a questa frequentazione, Pertica si avvicina alla pittura e, padroneggiando l’uso delle tempere, inizia a dare forme e colori alle visioni della sua fervida fantasia.
Per il quartiere di Testaccio, Pertica sviluppa, nel corso degli anni, una conoscenza e un amore ininterrotto concretizzatosi nel 1967 con la fondazione, da lui fortemente sostenuta, della prima “Associazione di Rione”. Resta sempre amico e al fianco degli abitanti: commercianti, artigiani o semplici “popolani de Roma”. Promuove le battaglie per la conservazione e la cura di uno dei luoghi che sanno ancora esprimere l’anima più verace della città.
Anche per questi motivi il Comune di Roma intitola, in sua memoria, nel 2003, un giardino pubblico tra via Ghiberti e via Volta.
L’impegno civile per Roma rimane inoltre segnato dalle battaglie per la riqualificazione della Garbatella, con il restauro della fontana “Carlotta”, e contro il degrado degli edifici di Nuova Ostia.
In sua memoria, anche Palombara Sabina, nel 2010, gli dedica una targa ricordo, apposta sul fronte della casa natale.
E nel 2012 il Vittoriano gli dedica una mostra dall’iconico titolo: “Un’idea che aleggia su Roma tra giornalismo, impegno e arte”.
 

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