Chapman, il direttore della fotografia che “creò” Taxi Driver e Toro Scatenato

Michael Chapman con Robert De Niro e Martin Scorsese sul set di "Toro Scatenato"
di Leonardo Jattarelli
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 14:20 - Ultimo aggiornamento: 15:09
«Era come alzarsi tutte le mattine ed entrare in un mattatoio» disse una volta ad un cronista durante le riprese di Taxi Driver di Scorsese . Il direttore della fotografia statunitense Michael Chapman, celebre per la sua collaborazione con il regista newyorchese anche nel fantastico Toro Scatenato, è morto nella sua casa di Los Angeles all’età di 84 anni. L’annuncio della scomparsa, come ha riferito The Hollywood Reporter, è stato dato dalla famiglia. Nel corso di una carriera di quasi mezzo secolo, con 45 film all’attivo, Chapman ha conquistato due nomination ai premi Oscar per la miglior fotografia: la prima volta per Toro Scatenato (1980), dedicato alla vita di Jake LaMotta con Robert De Niro dove girò la sequenza iniziale con l’attore ripreso sul ring al rallenty e per il thriller Il fuggitivo (1993) con Harrison Ford. Tra le altre pellicole che lo hanno visto direttore di fotografia: Doc Hollywood - Dottore in carriera, Un poliziotto alle elementari, Ghostbusters II, I gioielli del fantasma, Sulle tracce dell’assassino, Ragazzi perduti e Il mistero del cadavere scomparso.


Chapman ha iniziato la sua carriera svolgendo il mestiere di operatore, distinguendosi nel film Lo squalo di Steven Spielberg ma deve la sua fama alla collaborazione fornita a Martin Scorsese in Taxi Driver e Toro scatenato. È stato anche direttore della fotografia per il remake del film L’invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers del 1978 e Terrore dallo spazio profondo.
Oltre all’attività con Scorsese, Chapman si è occupato di fotografia con altri registi, tra cui Hal Ashby, Philip Kaufman, Martin Ritt, Robert Towne, Michael Caton-Jones, Andrew Davis, e Ivan Reitman.
È stato anche regista in proprio e in questa veste ha diretto il film Il ribelle (del 1983), con Tom Cruise, allora all’inizio della sua carriera. Il suo lavoro più recente è stato Un ponte per Terabithia (2007).
Parlare di Chapman è come descrivere la vita di un grande pittore, di un visionario eccellente, di un acrobata della macchina fotografica e soprattutto dell'inventore o comunque del geniale utilizzatore del rallenty. Così ricordiamo le sequenze iniziali di Jack La Motta sul ring in Toro Scatenato e così abbiamo impresse nella testa le accelerate e le pause "mefistofeliche" dentro l'inferno newyorchese di Travis Bickle-Bob De Niro, protagonista di Taxi Driver. 

Nel bellissimo libro dedicato al film di Scorsese, scritto da Geoffrey Macnab (ed. Minimum Fax), ricco di particolari e di aneddoti sulla pellicola, Macnab parla diffusamente del lavoro straordinario di Chapman con Scorsese. Tra l'altro, quando racconta della scena finale del film, scrive: «Per eseguire la complessa carrellata dall'alto nella quale la macchina da presa si sposta a ritroso attraversando la carneficina che Travis ha lasciato dietro di sè, Chapman fece un buco nel soffitto dell'edificio e ne rafforzò le fondamenta. Altrimenti il palazzo avrebbe finito per sbriciolarsi come una fetta di torta».


Scorsese per Taxi Driver trasformò letteralmente la Grande Mela degli Anni Settanta e l'artefice di questo make-up fu proprio il direttore della fotografia Michael Chapman. Racconta ancora Macnab: «La città oscura e babelica, "un paesaggio infernale degno di Hieronymus Bosch” - come la definì un critico - Scorsese si affidò a Chapman. Laureato alla Columbia e patito di sport, aveva mollato tutto per andare a lavorare come frenatore sulla linea ferroviaria Erie Lackawanna, prima di essere chiamato alle armi dall'esercito degli Stati Uniti. 
Il suo debutto come cameraman lo doveva al suocero, Joseph C. Brun, un direttore della fotografia di origine francese. Brun riuscì a far entrare Chapman nell'associazione dei cineoperatori e lo aiutò a trovare lavoro come assistente operatore addetto ai fuochi e al caricatore». Tornando a Taxi Driver, ecco come lo stesso Chapman raccontò la sua avventura: «Questo progetto aveva enormi potenzialità visive, e sentivamo che sarebbe stato giusto affrontarlo con Scorsese in modo insolito e fare cose strane con le riprese e le luci. Sarebbe stato un errore tremendo adoperare qualsiasi genere di surrealismo come feci nell Ultima corvée. Con Taxi Driver la sceneggiatura era così zeppa di informazioni e suggerimenti visivi...e ci siamo buttati».
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