Margarethe Von Trotta, applausi al Petruzzelli per la lezione sul cinema e sulla Germania

Margarethe Von Trotta, applausi al Petruzzelli per la lezione sul cinema e sulla Germania
di Fabio Ferzetti
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Sabato 28 Marzo 2015, 14:18 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 12:46
dal nostro inviato

BARI Margarethe Von Trotta ti conquista con l’ultima dote che ti aspetteresti dalla regista di Anni di piombo o Hannah Arendt: la simpatia. Proprio così. Invitata a tenere una masterclass dal Bari Film Festival, in un Teatro Petruzzelli come sempre pieno da scoppiare, la grande regista tedesca ricapitola cinema e vita - in perfetto italiano - con una serenità e un buonumore che valgono più di qualsiasi premio.

Non che gli anni, 73 ormai, abbiano smussato le asprezze. «Sono cresciuta in un paese che si ostinava a non fare i conti con il passato», racconta. «Mia madre, nata a Mosca, era apolitica e non parlava mai del ”prima”. A scuola leggevamo Rilke, non Brecht. Ho iniziato a capire cosa avevamo fatto solo negli anni 60, a Parigi. I miei coetanei mi aggredivano perché tedesca. Resnais in Notte e nebbia rivelava per la prima volta le immagini terribili dei lager. Da questo choc, e dall’incontro con neorealismo e nouvelle vague, sarebbe nato il nuovo cinema tedesco. I bambini ci guardano di Vittorio De Sica, visto a Dusseldorf a 16 anni, è stato il film della mia vita».

Eppure questa attenzione a storia e società si sarebbe sempre accompagnata a un intimismo che col tempo si è rivelato il vero valore aggiunto del suo cinema. Come se questa regista capace di tradurre in cinema le sottigliezze della Arendt, il percorso interiore della santa medievale Hildegard von Bingen, o le durezze del terrorismo in Anni di piombo, avesse sempre saputo che in fondo a quelle storie laceranti, spesso costruite proprio sui rapporti fra sorelle, c’era il suo dolore di figlia unica che solo di recente ha scoperto di avere una sorella segreta. Come racconta nel suo nuovo film, presentato al Bif&st, The Misplaced World con Barbara Sukowa e Katja Riemann. Il passato non ritorna ma può illuminare il presente. Forse è qui il segreto della contagiosa serenità di Margarethe.

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