Maledetta Primavera, la regista di Ferragni Unposted, racconta l'infanzia sulle note di Loretta Goggi

Maledetta Primavera, la regista di Ferragni Unposted, racconta l'infanzia sulle note di Loretta Goggi
di Paolo Travisi
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Mercoledì 21 Ottobre 2020, 14:50 - Ultimo aggiornamento: 14:51

Un’amicizia tra ragazzine. Nina, tredicenne figlia di genitori che faticano a fare i conti con i problemi della vita, e Sirley un’adolescente sudamericana, adottata da una famiglia italiana. Maledetta Primavera (in uscita il 19 novembre) di Elisa Amoruso, racconta questa amicizia gentile, nata in una periferia romana che gentile spesso non lo è, che pian piano si trasforma in intimità, forse un amore, difficile da comprendere per una ragazzina.

 

Amoruso, già regista di documentari, tra cui Chiara Ferragni Unposted, porta alla Festa del Cinema di Roma, una spaccato di vita sul finire degli Anni Ottanta - scandita dalla Lambada e Maledetta Primavera di Loretta Goggi sullo sfondo - che trae ispirazione proprio dalla sua infanzia, dai rapporti con la famiglia e di quell’amicizia speciale, che prelude all’ingresso nella difficile età dell’adolescenza. I genitori di Nina (interpretata da Emma Fasano), sono interpretati da Micaela Ramazzotti, una donna che cerca di crescere i figli nella casa di periferia dove si sono appena trasferiti e fa i conti con un amore litigioso e sbagliato per il marito, Giampaolo Morelli, truffaldino ed inaffidabile, abile solo nel farla ridere.

«Ho studiato sceneggiatura al Centro Sperimentale di Roma, perché mi hanno sempre appassionato le persone, quindi la regia di un film di finzjone è stato un passaggio naturale.

Sul set ho lavorato con attori straordinari, che hanno portato i personaggi a loro. Essendo un film molto personale ed intimo, tutto questo è stato molto importante» ha detto la regista Amoruso nel corso della conferenza stampa «anche se all'inizio ai produttori avevo proposto un'altra storia, che non è piaciuta molto, allora raccontai loro questo momento della mia vita, del trasloco in periferia e di mio padre, che era un pazzo furioso. Mi dissero loro di scrivere questa di storia, quando iniziai a scrivere, è venuto fuori anche un romanzo Sirley, da cui ho tratto la sceneggiatura del film» ha aggiunto la regista, a proposito dell'origine autobiografica di Maledetta Primavera.

Infatti a Giampaolo Morelli è stato affidato il compito di interpretare il padre vero della regista. «Inizialmente ho preso un po' le misure dal personaggio reale, poi come per ogni ruolo, ci metti anche il tuo vissuto. Ciò che mi affascina di più è che è un personaggio pieno di vita, pieno di amore, e assomiglia a tutti no. Mi piace perché è un personaggio fuori fuoco».

«Essendo una storia personale, la trappola più grande era non riuscire a staccarmi dalla mia famiglia, due persone che non si spaventavano di fare cinque traslochi in un anno, ho cercato di trovare la giusta distanza tra ricordo e finzione - ha sottolineato Elisa Amoruso in conferenza stampa - e Morelli ha capito subito questo, infatti per esempio è stato lui a dirmi di volerlo recitare in napoletano, pur essendo mio padre romano.

Sull'origine del titolo, ci sono pochi dubbi. «Maledetta Primavera era nella cassetta che mettevano i miei genitori nello stereo quando viaggiavamo in macchina, ha note malinconiche e struggenti, ma c'è anche una gioia nascosta, quindi c'era un'affezione particolare ed era un sogno titolarlo con una canzone che amo così tanto. E' un pezzo che racconta una storia d'amore, come le due storie che ci sono nel film, spero che mi porti fortuna». 

Giampaolo Morelli, all'epoca delle riprese stava preparando anche il suo debutto alla regia del film 7 ore per farti innamorare, «con Elisa Amoruso ci siamo incontrati che io stavo per iniziare le riprese del mio film, avevo la testa piena di cose e non avevo molto tempo di pensare ad altro se non al mio film. Era affascinante la storia, perché l'adolescenza è un'età difficile che ci segna per sempre, e mi sentivo molto vicino a lei, perché entrambi stavamo debuttando alla regia».

E se l'idea originaria della storia nella mente della regista era diversa, anche il finale ha subito un cambiamento perché la regista è stata colpita da un'immagine della giovane protagonista. «Il finale era diverso da quello scritto, forse era più riconciliante, quasi un happy end, ma la proposta del finale è arrivata dal montaggio, perché l'espressione di Emma lasciava talmente tanto aperto quel senso di disillusione nei confronti della ragazza che si era smaterializzata, che ho deciso di lasciarlo. Certamente va contro il desiderio del pubblico, ma il finale lascia spazio a quella crescita necessaria».

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