Enrico Vanzina si racconta: "Lockdown all'italiana", Sordi, Totò, Totti e Febbre da Cavallo

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Venerdì 16 Ottobre 2020, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 18:37

"Nei cinema, va sottolineato, Lockdown all'Italiana è nei cinema". Il film di Enrico Vanzina (regista per la prima volta) ha appena debuttato, con Ezio Greggio, Ricky Memphis, Paola Minaccioni ("forse la sola che potrà prendere l'eredità di Franca Valeri") e Martina Stella e lo scrittore e sceneggiatore si sottopone all'Interrogazione del Messaggero. 

Con Enrico si finisce a parlare di tutto: dagli haters all'inizio scatenati con il titolo di questa commedia leggera con qualche opportuna riflessione sui giorni (lunghi) del Covid a Totò e Sordi; da Febbre da Cavallo a Francesco Totti; da Bonn a Los Angeles fino al deserto di Lawrence d'Arabia. Una mezzora di Vanzina e di storie del cinema e del costume italiano. "E' stata un'impresa fare questo film: due settimane di lavorazione, a luglio, appena usciti dal lockdown. Se la sono presa con me per quel titolo: ma posso giocare con la morte io che ho appena scritto un libro sulla dolorosissima scomparsa di mio fratello Carlo?"

La vita del figlio di Steno è piena, all'inizio, di quel cinema italiano che sulle tragedie come la guerra sapeva raccontare e sorridere e piangere. "La commedia ha il diritto di raccontare tutto, con i suoi modi e i suoi intenti quelli di divertire e far riflettere". 

Nel suo ciak scrive il titolo di Lawrence d'Arabia come film che gli ha cambiato la vita: "Uscito dal cinema Empire ho capito che io dovevo fare il cinema. Sarei stato scrittore, volentieri giornalista, ma alla fine eccomi qjui: 120 sceneggiature dopo e un film da regista". Poi c'è Totti e la passione di Enrico per la Roma: "Quando per il Messaggero scrissi di getto l'articolo per il suo addio al club, così amaro, era il cuore parlava. Non mi stupisce che ora escano due film su di lui: ha messo sempre genio e cuore nella sua vita".

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