"Latin Lover", Cristina Comencini e la generazione di suo padre. Fra ironia e nostalgia

"Latin Lover", Cristina Comencini e la generazione di suo padre. Fra ironia e nostalgia
di Fabio Ferzetti
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Venerdì 20 Marzo 2015, 20:45 - Ultimo aggiornamento: 21:00
Grande attore, o forse grande impostore. Inguaribile sciupafemmine e padre seriale, nonché serialmente assente per tutte le sue figlie. Leggenda del cinema, tanto che per il decennale della sua scomparsa le due mogli ufficiali (Virna Lisi e Marisa Paredes) e le sei figlie di altrettanti letti (e di varie lingue), si riuniscono nel suo paesino pugliese per una celebrazione in grande stile. Che come tutte le cerimonie avrà due facce: una ufficiale e una decisamente meno.



Omaggio

Dominato dal critico Toni Bertorelli (con papillon alla Claudio G. Fava), che rievoca fra omaggio e affettuosa parodia «le cinque tappe fondamentali» della lunga carriera di Saverio Crispo (Francesco Scianna), il prologo di Latin Lover apre con consumata efficacia un film leggero e un poco discontinuo ma più ambizioso di quanto sembri. Una commedia tentata qua e là dalla farsa, ma sotto sotto venata di mélo (commedia e melodramma sono i generi chiave a casa Comencini), che non domina sempre fino in fondo la folla di personaggi e sentimenti evocati, ma azzecca gli snodi decisivi. E finisce per risolvere tutti i conflitti e i conti in sospeso accumulati dalla vicenda, come accadeva nei bei film di una volta.



Nuova identità femminile

La nostalgia (per il cinema, per le famiglie, per i padri di un’altra epoca) è del resto uno dei temi, anzi dei sentimenti fondamentali di Latin Lover. Che sbandiera la necessità, sacrosanta, di costruire una nuova identità femminile cambiando le regole del gioco tra i due sessi. Ma poi, dopo tanti rinfacci reciproci, e ricordi buffi ma dolorosi, e rivendicazioni fuori tempo massimo, e scoperte anche imbarazzanti, mette tutte le donne del vecchio latin lover, mogli e figlie, sedute in platea a piangere come sceme davanti a un’antologia delle sue scene più famose in cui si inseguono calchi e citazioni da mezzo secolo di cinema (il personaggio è un patchwork di Gassman e Mastroianni, con un pizzico di Volonté e echi di molti altri personaggi, da Belmondo a De Sica).



Maschi seduttori

Perché quando la potenza del cinema sposa quella del maschio seduttore non ce n’è per nessuno (nemmeno per i maschi, ironicamente). E hai voglia a sapere quanto fosse sciagurato e inaffidabile il bel Saverio. A rivederlo sullo schermo sono tutte ancora innamoratissime di lui, la regista lo sa bene. Dunque orchestra con divertimento, anche se alcune situazioni sono “telefonate” e qua e là il passo è un po’ televisivo, le scaramucce, i dispetti e gli affronti con cui madri e figlie festeggiano la loro riunione prima del gran finale.



Microfono pigro

Curiosità: come nel rimpianto cinema “di papà”, Latin Lover riunisce personaggi e talenti di nazionalità diverse (è bello sentirli nella loro lingua). Nell’inevitabile gara di bravura vincono ai punti gli spagnoli, anche se la chiave di volta del film è la doppia scena madre di Virna Lisi e Marisa Paredes. Mentre il momento più divertente vede la Bruni Tedeschi, disperata, strapazzare un microfono pigro con involontaria (o maliziosa?) oscenità.



LATIN LOVER

(commedia, Italia, 114')



di Cristina Comencini. Con Virna Lisi, Marisa Paredes, Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi, Candela Peña, Pihla Viitala, Nadeah Miranda, Cecilia Zingaro, Francesco Scianna, Lluís Homar, Neri Marcorè, Claudio Gioé, Toni Bertorelli, Jordi Mollà

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