E poi Pino Boi, una vita in mezzo alla pellicola. «L'idea del documentario, più che a un istinto nostalgico - spiega Naitza - obbediva ad un percorso di denuncia sociale, cioè andare a curiosare dietro le serrande abbassate per scoprire cosa era rimasto delle sale cinematografiche di una volta. Le immagini raccontano di una memoria collettiva che è stata per tante generazioni fulcro di un'educazione culturale e svago a buon mercato, di luoghi popolari di aggregazione».
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