«Il progetto mi è piaciuto sin dall’inizio - racconta Volo -. Per il primo “Kung Fu Panda” (era il 2008, ndr) ho accettato per motivi professionali, ma, ora che sono padre (ha due figli, uno di due anni e l’altro di sei mesi, ndr), questa scelta si è rivelata una decisione che mi inorgoglisce anche dal punto di vista genitoriale. Mi piace molto il personaggio di Po: è il film più autobiografico a cui ho partecipato perché il messaggio è che, nonostante i limiti assegnati dalla natura, se hai una passione e un amore forte, questi possono superare anche i limiti di nascita».
La pellicola racconta l’evoluzione del Panda Po che da allievo di arti marziali diventerà a sua volta insegnante. Conoscerà persino il padre biologico, che si affianca a quello adottivo: un’oca cignoide. «Nel primo film - ricorda Volo -, Po ha un destino preconfezionato: finirà a lavorare nel ristorante del padre, nonostante sogni di fare il dragone. Tutti gli amici lo smontano ma lui segue il suo sogno e non demorde. Esattamente come Po, nemmeno io ho prestanza né capacità fisica, ma faccio tutto con passione, desiderio, rivalsa sociale e tanta voglia di vivere. Non ho nessun fuoco sacro e non so ancora che cosa esattamente voglio, ma so bene ciò che non voglio: avere un futuro definito». Kung Fu Panda 3 passerà alla storia come la prima produzione a dare vita a due film differenti, uno in inglese e l’altro in cinese mandarino; entrambi con la stessa storia e gli stessi personaggi.
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