Domina: violenza, sesso e potere nella Roma imperiale

Domina: violenza, sesso e potere nella Roma imperiale
di Gloria Satta
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Martedì 11 Maggio 2021, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 15:29

Il potere è donna. Anche nell'Antica Roma. A cavallo tra riscossa femminista, ricostruzione storica e grande spettacolo condito di sangue, sesso e intrighi, arriva Domina, la prima serie che racconta l'Urbe dal punto di vista femminile: la protagonista, interpretata da Kasia Smutniak più bella e determinata che mai, è Livia Drusilla, terza e influentissima moglie dell'imperatore Augusto vissuta tra il secolo precedente e quello successivo alla nascita di Cristo. La serie, una coproduzione internazionale Sky Original diretta da Claire McCarthy e interamente girata a Cinecittà, con i costumi del premio Oscar Gabriella Pescucci e le scene di Luca Tranchino, debutterà su Sky e Now il 14 maggio.


Le cospirazioni
Gli 8 episodi (tutti disponibili subito, il venerdi anche su Sky Atlantic) raccontano la vertiginosa ascesa della brillantissima e astuta Livia Drusilla, le sue lotte per il potere in un momento di grande crisi per Roma, le cospirazioni politiche da lei ordite dietro le quinte, all'ombra dell'imperatore con cui sarebbe rimasta ben 51 anni, e destinate a segnare le sorti dell'Impero Romano. «Livia Drusilla è una figura fondamentale per la sua epoca ma finora era stata raccontata pochissimo», afferma Kasia, «invece la sua incredibile vicenda ridefinì completamente le aspirazioni che a quel tempo una donna poteva perseguire.

Questo progetto è arrivato al momento giusto: oggi abbiamo un grande bisogno di conoscere le storie di donne forti, capaci di lasciare un segno nel loro tempo anche per salvaguardare le conquiste femminili ottenute a duro prezzo e non permettere che vengano cancellate». L'attrice, nata in Polonia e romana di adozione, 41 anni, appare particolarmente ispirata. «Livia Drusilla è stata la prima vera femminista della storia: oltre duemila anni fa, come consigliera del marito, ha contribuito a far approvare leggi rivoluzionarie che permettevano alle donne, considerate semplici strumenti di riproduzione, di ereditare dei beni e di non rinunciare ai figli in caso di divorzio», aggiunge. «Domina è un racconto ambientato nel passato ma vale tuttora perché in molti Paesi del mondo i diritti femminili vengono calpestati o rischiano di sparire. Per la protagonista della serie il potere si identifica con la sopravvivenza». Ha qualcosa in comune con Livia Drusilla? «La consapevolezza, acquistata con il tempo. E come lei penso di essere forte, ma non altrettanto ambiziosa».

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L'attendibilità
Quando si porta sullo schermo il passato, il rischio di farsi prendere la mano dalla fantasia è sempre in agguato. Lo ha dimostrato il caso recente della serie Rai su Leonardo da Vinci, bocciata dagli storici. «Noi ci siamo preoccupati di bilanciare la veridicità dei fatti con le esigenze della fiction», assicura la regista Claire McCarthy, australiana, 44 anni. Sullo stesso tono lo sceneggiatore Simon Burke, inglese, 60: «La storia è sempre stata scritta da uomini bravissimi a riportare date, battaglie, eventi ma non altrettanto disposti a tramandarci le modalità e le motivazioni dei fatti. Proprio per ribaltare questo punto di vista, abbiamo cercato nel passato una figura femminile di rilievo e appena ci siamo imbattuti in Livia Drusilla, moglie di Augusto e madre di Tiberio, abbiamo capito la sua importanza. E gli storici, con cui ci siamo continuamente confrontati, hanno approvato il nostro lavoro». Sul tema abbiamo già visto serie come Rome e Spartacus: «Racconti mascolini. La nostra politica si fa in camera da letto, nelle case in cui queste donne di grande carattere mettevano i maschi sotto pressione».

 

La crudezza
Negli 8 episodi di Domina, sottotitolo «l'imperatore più potente di Roma è una donna», abbonda la violenza che illustra battaglie, congiure, omicidi. Il sesso è una presenza costante (si intravvede perfino un rapporto orale) e non mancano delle sequenze di parto riprese in tutta la loro crudezza. «Abbiamo pensato ad un pubblico trasversale», spiega Burke, «sangue, sesso e violenza si sono resi indispensabili per raccontare la storia della graduale distruzione della democrazia a Roma. Sembra roba del passato, ma ho avuto i brividi quando negli Usa i repubblicani hanno cercato di smantellare la democrazia. La storia si ripete». Completano il cast Matthew McNulty (Augusto), Nadia Parkes, Claire Forlani, Colette Dalal Tchantcho e e Isabella Rossellini nel ruolo della matrona di un lupanare.
 

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