Kasia Smutniak: «Per recitare nuda ho battuto il drago» Guarda videointervista - di A. Moretti

Kasia Smutniak: «Per recitare nuda ho battuto il drago» Guarda videointervista - di A. Moretti
di Andrea Scarpa
6 Minuti di Lettura
Domenica 13 Maggio 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 08:19

Balla, seduce, pianifica. Ed è sempre a disposizione del suo Lui. In Loro 1 e 2, il nuovo doppio film di Paolo Sorrentino, Kasia Smutniak - polacca, 38 anni, da 20 in Italia, due figli dallo scomparso Pietro Taricone e dal produttore Domenico Procacci - è Kira, personaggio di fantasia ispirato in parte a Sabina Began, l’Ape Regina delle cene eleganti di Berlusconi.

Guarda la videointervista - di Alvaro Moretti



Una prova d’attrice che, per tanti motivi, ha lasciato un segno.

Poco fa ha detto che di normale in questo film c’è poco o nulla: conferma? 
«Sì. Fin dall’inizio è stato tutto speciale, emozionante, diverso. Per esempio non ho letto la sceneggiatura, cosa che nessuno ha fatto, ma solo la mia parte».

E come si è regolata?
«La preparazione è partita mesi prima, ed è stata faticosa: ho provato costumi, ho ballato, sono andata in palestra e ho dovuto imparare a camminare come una donna».

Perché prima come lo faceva?
«Nel film girato poco prima, Marito e moglie con Pierfrancesco Favino, ero un uomo intrappolato in un corpo femminile. Ero diventata peggio di un camionista. Non scherzo».
 

 

Quando Sorrentino l’ha chiamata come ha reagito?
«Bene, ovviamente. Quando ci siamo visti ha parlato solo lui, io non ho fatto domande. Ero tranquilla. Non sapevo quello che mi aspettava».

Che intende dire?
«L’ansia mi è venuta quando mi ha chiesto di fare il provino seminuda. Sono andata una settimana a Kathmandu».

Addirittura? Non l’ha vissuto come un’opportunità?
«No. Ho pensato a un sogno realizzato, ma un po’ complicato».

Per prepararsi ha incontrato l’Ape Regina?
«No. Ho letto tutto quello che ho trovato su di lei in rete, anche se il personaggio non è ispirato a lei. È un mix di più persone». 

Come è stato recitare seminuda?
«Difficilissimo. Ce l’ho fatta solo perché sono grande abbastanza da sapere chi sono. La scena più dura è stata quella in cui ballo senza niente su un tavolo, con un centinaio di persone davanti, in una villa all’aperto. Non ci crederà, ma io mi imbarazzo facilmente. Solo che lì non c’era spazio per tentennamenti: dovevo essere convinta fino in fondo».

E come ha fatto?
«Non lo so. Ricordo a fine scena la faccia delle comparse, che non riuscivo a guardare negli occhi per la vergogna, che sembravano dire solo una cosa: “Ammazza, quanto sei forte e disinibita”. Tutto il contrario. Spero di non rivederli mai più...».

Il ritorno a casa, dopo un’esperienza così, com’è stato?
«Fichissimo. Un po’ come se avessi affrontato un drago, e l’avessi battuto».

Adesso cosa deve dimostrare a se stessa?
«Per qualche anno sto bene così».

Sicura?
«Certo che no. Certe cose, però, non si dicono».

Insisto.
«Devo dimostrare di avere più di 93 di quoziente di intelligenza. Ho appena fatto il test e sono nella media. Pensavo di fare meglio».

Fisicamente, per quello che si è visto, c’è riuscita anche troppo: è magrissima...
«Me l’ha chiesto il regista. Così il mio personaggio è ancora più asciutto e astratto. Più distante da quel corpo usato come merce di scambio, come se non le appartenesse».

Rivedendosi si è piaciuta?
«Non mi piaccio mai. Però non mi sono riconosciuta e questo è un bene».

Succede sempre così?
«Spesso. Cerco solo personaggi distanti e diversi da me. Voglio sorprendermi». 

Il suo personaggio e quello di Riccardo Scamarcio a un certo punto del film dicono «come è dura la vita per quelli come noi che non sanno fare un cazzo»: lei che cosa sa fare veramente bene?
«Niente. Però so fare finta molto bene».

Gioca al ribasso?
«No. So fare tante cose, ma nessuna davvero bene».

In che cosa le piacerebbe eccellere?
«Vorrei essere un dio del kitesurf».

Si lancia ancora con il paracadute?
«No. Ho chiuso».

La lezione più importante che ha imparato lavorando a questo film?
«Che sono più forte di quanto pensassi e che questo lavoro può dare davvero tanto. Sorrentino e la sua squadra sono i migliori. Sono stata fortunata».

Ha riconosciuto intorno a sé quell’umanità arrivista, volgare e disperata che c’è nel film?
«Quelli che pensano di trovare la felicità nel potere? Intorno a me, no. Però è anche vero che in questi anni in un modo o nell’altro, da vicino o da lontano, tutti noi abbiamo assistito a certe scene. Si chiama Loro, non noi, ma solo perché fa pensare di più al contrario. Il film racconta la verità e quindi sì, quella volgarità l’ho riconosciuta».

Come l’ha evitata?
«Io non ho mai avuto così tanta fame e ambizione. E soprattutto non ho mai pensato che il denaro e il potere potessero portare alla felicità».

Da ragazza la sua ambizione più grande qual era?
«Fare l’astronauta».

Mica male.
«Papà era pilota militare. Però è vero: non sono mai stata tanto ambiziosa, ho sempre messo la famiglia al primo posto».

Prima dei 40 anni cosa vorrebbe assolutamente fare?
«Sono scaramantica, non lo dico. La lista, comunque, è lunga. È una cosa che ho fatto anche per i 20 e 30 anni».

Il bilancio finora com’è?
«Buono. Ho due figli, una casa, un mutuo».

Di quanti anni?
«Venticinque. Quando sono andata in banca a firmare, ridevo. Chissà che succederà in 25 anni...».

Visto che voleva fare l’astronauta, con i piedi per aria, quando li ha messi per terra?
«Come tutti, quando è nata mia figlia».

Oggi la sua ossessione numero uno qual è?
«Stare un po’ più tranquilla. Lavoro freneticamente per mesi, poi sto ferma. A volte va bene, altre no. Mi manca un po’ di equilibrio». 

Il rimprovero più frequente che le fanno?
«Dimenticare tutto. Sono un disastro. Diciamo che la poca memoria che ho, la uso per lavorare. Poi non mi resta più niente e scordo chiavi, arrivo tardi agli appuntamenti, non ricordo mai dove parcheggio».

Il lusso che si concede ogni tanto?
«Tempo libero. Non c’è niente di più prezioso».

Googla spesso il suo nome?
«Sì, certo. Sono curiosa e lo faccio soprattutto quando ho un film in promozione».

Il prossimo?
«Volterra, film polacco di Jacek Borcuh, da girare in Italia con Krystyna Janda, la Meryl Streep polacca».

La cosa che l’ha più colpita da quando sono usciti Loro 1 e 2?
«Tanti dicono che sono dimagrita troppo e sono preoccupati per me. Tutto a posto, tranquilli».

Tutto qui?
«Non vorrei sembrare una stronza, ma io non lavoro per il pubblico.
Lo faccio per me, per fare esperienze nuove ed emozionanti. Se poi alla gente piace quello che faccio, mi fa piacere. Ma in caso contrario, non vado in crisi. Sono fatta così».

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