John Travolta: «I film della mia vita? Febbre del sabato sera, Grease e Pulp Fiction. Oggi Tony Manero ballerebbe il tango»

John Travolta: «I film della mia vita? Febbre del sabato sera, Grease e Pulp Fiction. Oggi Tony Manero ballerebbe il tango»
di Paolo Travisi
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Martedì 22 Ottobre 2019, 17:43 - Ultimo aggiornamento: 22:41

«I miei film preferiti? Grease, La febbre del sabato sera e Pulp Fiction». Parla come se fosse un fan, John Travolta, che arriva alla Festa del Cinema di Roma, per ricevere un premio speciale, incontrare il pubblico e presentare il suo ultimo film, The Fanatic, in cui interpreta un fan ossessionato da un attore di Hollywood. Ma risponde candidamente alla domanda sui film della sua carriera a cui è maggiormente legato. E non poteva essere diversamente, per l’attore di origine italiana («mio nonno era siciliano, mia nonna di Napoli, vennero in America nei primi anni del 1900»), che ha legato la sua celebrità alla musica ed al ballo.
 



Tutto ebbe inizio con La Febbre del Sabato Sera, anno 1977, in cui l'attore, interpretava il ribelle Tony Manero (giovane italo-americano), che voleva trovare il suo spazio nel mondo, ballando in pista sulle note di Stayin' Alive dei Bee Gees. Immediatamente dopo arrivò il musical Grease, era il 1979, in cui interpretava Danny Zuko, innamorato di Sandy Olsson, al secolo Olivia Newton-John. Seguirono anni, di bassi, più che alti per John Travolta, la cui immagine era troppo legata a quella di un attore-ballerino. Etichetta, però che gli consentì di ripartire con Pulp Fiction, merito di Quentin Tarantino, che lo volle nel ruolo del killer, Vince Vega. Celebre ancora una volta la scena del ballo insieme a Uma Thurman.

«Sono molto legato al set di Pulp Fiction. Quentin era un regista nuovo, ispirato dai più grandi cineasti. Il viaggio che feci insieme a lui è stato il più interessante, mi dava consigli corretti e tanta libertà nella mia interpretazione. Sentivo la sua fiducia e ho percepito che c'era qualcosa di intelligente» dice John Travolta nel corso della conferenza stampa alla Festa del cinema di Roma, dove presenta The Fanatic. «E’ un film piccolo, d’essai, che ha ricevuto molti apprezzamenti ed è il mio ruolo preferito come attore, perché io stesso sono un fan con molte passioni. Nella mia carriera non ho mai avuto problemi con i fan, ma in The Fanatic mi piaceva interpretare piuttosto la paura di un fanatico. E’ un personaggio che ha un amore incontrollato nel cuore, ma può fare paura, perché ognuno ha un pezzo di fanatico dentro di sè». Poi Travolta torna su quei 3 ruoli, che hanno segnato diverse generazioni, in tre film che oggi sono considerati di culto. «Sono molto orgoglioso dei film che hanno lasciato il segno nei decenni. Ma per me è importante fare un film e lasciare che a goderne siano le persone anche in epoche diverse. E’ stato un privilegio far parte di film senza tempo».

 John Travolta risponde con diplomazia alla domanda, sul momento difficile della sua carriera, quando negli anni Novanta, Hollywood sembrava averlo dimenticato. «La capacità di creare sta sempre dentro di te. Non mi sono preoccupato. Se uno viene licenziato, perde un lavoro che fa, va in pezzi o cerca altro lavoro? E’ stato il pubblico a consentirmi di andare avanti e di essere così diverso in ogni ruolo, non avrei mai immaginato di fare una donna, un avvocato cinico, un Presidente, gli sceneggiatori hanno creato personaggi, io sono stato una musa».

E tornando alle sue passioni, Travolta non tradisce le sue origini italiane, («anche se ammette di Travolta in Sicilia non ho trovato nessuno»). «Chi non ama Sofia Loren, da ragazzino la guardavo ammirato, a cinque anni ho visto un film di Fellini, adoro tutti i lavori di Bertolucci. Amavo i Beatles, film come Il Padrino, ero amico di Marlon Brando. Non mi sento imbarazzato nel dire che ero pazzo di queste persone, perché se uno mi ispira non mi vergogno di ammirarlo». Mia nonna da Napoli, nonno Sicilia, sono abbastanza vicini, mio nonno 1902 su una nave e mia nonna nel 1906. In Sicilia ci sono stato, ma non so dove siano i miei parenti, i Travolta, quando sono venuto in italia, travolta non ne ho trovati. Messina è stato altro nome, di mia nonna, quindi forse c’è un indizio.


Nessun rimpianto invece per i ruoli non accettati, che hanno dato successo ad altri colleghi. «Ho detto no a American Gigolò, Splash, Il miglio verde, Ufficiale gentiluomo, ma non vivo mai di rimpianti per il passato. Forse quelli che ho scelto sono anche migliori». Immancabile la domanda su Tony Manero. Cosa ballerebbe oggi? «Ho fatto un favore a Pitbull, un rapper americano, e ho ballato il tango nel video di 3 to Tango. Quello è ciò che ballerebbe oggi Tony Manero».

E nella Hollywood di oggi, dove sono molti attori si trovano a dover interpretare personaggi dei fumetti, Travolta ha un'opinione precisa. «Sono mMolto felice di poter fare quei ruoli da attore che fanno parte della vecchia Hollywood.
I miei figli invece amano la Marvel, io a 5 anni guardavo Fellini, quindi non parlate con la persona giusta per quanto riguarda il cinema moderno. Non è una critica, mi piacciono le storie, ho gusti diversi, ma tutto l’intrattenimento è valido se ha un effetto positivo sulle persone». 

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