Grande Jimi, marziano a Londra: in un biopic l'Hendrix degli inizi

Grande Jimi, marziano a Londra: in un biopic l'Hendrix degli inizi
di Fabio Ferzetti
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Giovedì 18 Settembre 2014, 13:38 - Ultimo aggiornamento: 18:41
Clapton is God, Eric Clapton Dio. Siamo nel 1966 e il celebre graffito londinese ancora fresco di vernice ma gi inesatto. Per difetto. Nella capitale inglese è appena sbarcato un altro dio, anche se non lo conosce ancora nessuno. Si fa chiamare Jimmy James e prima di arrivare lì suonava per un gruppo r&b in un localino di New York. È lì che lo nota in apertura una bella ragazza inglese, Linda. Il pubblico nemmeno lo guarda, Linda si mangia con gli occhi lui e la sua chitarra. Dopo il concerto infatti se lo porta a casa, gli offre uno zuccherino all’Lsd per conoscersi un po’, ma gli dà anche consigli molto ragionevoli perché in fondo è una brava ragazza upper class. E poi ha già un fidanzato a Londra. Un certo Keith Richards...



Come tutti i generi il "biopic" ha le sue regole. L’essenziale è scavalcarle. La prima scelta riguarda ciò che la platea presumibilmente sa già. Mai esagerare in situazioni canoniche. Ma dare tutto per scontato esclude i non iniziati. L’ideale è costeggiare il già noto in modo imprevisto. Arrivare alla leggenda da un sentiero laterale. John Ridley, già sceneggiatore di 12 anni schiavo, U-Turn, Three Kings, sceglie questa strada per avvicinarci a Jimi Hendrix, e lo fa in modo magistrale. Spazzando via anche il glamour, la mitologia facile, il maledettismo a posteriori.



Niente chitarre in fiamme dunque, né Woodstock. Poca droga. Appena un’allusione a Monterey. E anche i comprimari - oltre a Richards e Clapton, Harrison e McCartney, Ginger Baker, Little Richard, Brian Epstein - sono solo silhouette. Mentre la swinging London è una città provinciale e perfino un po’ polverosa, tutta stradine, vecchietti al parco e poliziotti razzisti. Un posto molto conservatore, tutto sommato, in cui è fiorita una vera rivoluzione musicale. Anche se nemmeno i capofila di quella rivoluzione sono preparati a quel genio taciturno e lunatico che al primo incontro con Clapton e i Cream chiede con sublime faccia tosta di suonare con loro, e lascia tutti di stucco.



Anche se la carta vincente del film sono le donne. In fondo i Vangeli li hanno scritti gli apostoli, e gli apostoli di questo messia della Stratocaster sono le donne che lo introducono alla scoperta di Londra. La cauta Linda (Imogen Poots). L’impetuosa Kathy, che glielo soffia sotto il naso ma non lo capisce davvero (Hailey Atwell). La manipolatrice Ida (Ruth Negga), l’unica di colore, che capisce anche troppo. Con loro Jimi (André Benjamin) dà il meglio e il peggio di sè. È grazie al loro sguardo sempre parziale e rivelatore che ci avviciniamo al cuore incandescente della sua vita e della sua musica. Fino all’irresistibile gran finale sul palco del Saville Theatre. Dopo tanti "biopic" vuoti o roboanti, una vera benedizione.





Jimi: all is by my side

Biografico, GB, 118'

di John Ridley, con André Benjamin, Hayley Atwell, Imogen Poots, Ruth Negga, Andrew Buckley, Oliver Bennett
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