I ricercatori: Bond è un alcolista dai comportamenti a rischio

Daniel Craig nel ruolo di James Bond
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Mercoledì 12 Dicembre 2018, 20:25
La sua passione per il «Vodka Martini agitato, non mescolato», è costata cara all’agente segreto più famoso del Regno Unito: secondo un team di ricercatori australiani, infatti, James Bond avrebbe un grave problema di alcolismo. Tanto che l’M16 dovrebbe offrire a 007 un’assistenza medica. I ricercatori dell’University of Otago, in Nuova Zelanda, hanno calcolato che l’agente doppio zero ha consumato ben 109 drink in appena 24 film, con una media di 4,5 cocktail a film. 

Il record spetta a Daniel Craig, che nei panni di Bond in “Quantum of Solace” ha ingurgitato ben 24 drink in una “seduta”. «Abbastanza per uccidere qualcuno», dicono i ricercatori. Ma ad insidiare la salute di Bond non sono gli eccessi degli ultimi film. L’agente segreto al servizio di Sua Maestà, interpretato negli anni da divi del calibro di Sean Connery, Roger Moore e Pierce Brosnan, «ha bevuto in modo pesante e consistente nell’arco di 6 decadi», sostengono gli autori della ricerca. In base all’analisi delle celebri pellicole, «abbiamo classificato Bond come una persona con un grave problema di alcolismo, dal momento che soddisfa sei degli 11 criteri del Dsm-5 per questa condizione», spiegano gli autori. Il Dsm-5 è la quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico per i disordini mentali, usato dagli psichiatri. 

Ma secondo i ricercatori, Bond non ha solo un problema con l’alcol. Stando agli scienziati, 007 tende a comportamenti a rischio. Una conclusione che non stupisce i fan della saga: combattimenti e scontri violenti (un incerto del mestiere, in effetti) si susseguono di continuo, ma anche episodi di guida spericolata e a forte velocità, talvolta sotto l’effetto di alcolici. Un’attrazione per il rischio «che include il fatto di bere spesso prima di un combattimento, o di mettersi alla guida» dopo aver bevuto. «Ma anche di giocare con in ballo poste molto alte, entrare in contatto con animali pericolosi», esibirsi in «performance atletiche estreme e sesso con nemici, talvolta con pistole o coltelli sotto il cuscino», afferma Nick Wilson dell’University of Otago. Gli autori dello studio, pubblicato sul “Medical Journal of Australia” e ripreso dalla stampa britannica, non sono teneri nemmeno con i datori di lavoro dell’agente segreto. L’M16 dovrebbe essere più responsabile e rivedere il lavoro di James Bond, con l’obiettivo di ridurre i suoi livelli di stress. Un maggior supporto sul campo e un approccio di squadra potrebbero semplificare la vita quotidiana di 007, «rendendo i suoi doveri meno pesanti», auspicano i ricercatori. E forse contrastando il fascino del Vodka Martini. 
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