Hopkins, il genio sempre giovane: l'artista candidato all’Oscar per il film The Father

Hopkins, il genio sempre giovane: l'artista candidato all’Oscar per il film The Father
di Gloria Satta
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Lunedì 5 Aprile 2021, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 10:08

Preparate i fazzoletti. All'Oscar dell'inclusione, delle donne e dei nuovi talenti, il prossimo 25 aprile l'asso pigliatutto potrebbe essere The Father, il toccante film di Florian Zeller interpretato da Anthony Hopkins candidato al secondo Academy della sua carriera (il primo l'aveva vinto per Il silenzio degli innocenti), applaudito al Sundance e dall'intera critica anglosassone. Trasposizione cinematografica dell'omonima pièce dello stesso regista, rappresentata e premiata in tutto il mondo, The Father ha totalizzato 6 nomination: miglior film, attore protagonista, attrice non protagonista (Olivia Colman, un Oscar per La Favorita), sceneggiatura non originale, scenografie, montaggio. Zeller, drammaturgo francese 41enne al suo esordio nel cinema, ha affidato all'immenso Hopkins, 83, il ruolo di un anziano alle prese con la demenza senile e ostinatamente deciso a rifiutare l'assistenza che l'amorevole figlia (Colman) vorrebbe predisporre per lui.

SMARRIMENTI
Grazie anche alla superba sceneggiatura firmata dal regista con Christopher Hampton, lo spettatore s'immedesima negli smarrimenti dell'uomo, vive il suo dolore, segue le involuzioni della sua mente in un crescendo di tensione emotiva che lascia senza fiato come un thriller.
E perfino l'arredamento della casa, che sembra cambiare sotto lo sguardo disorientato del protagonista, testimonia la dimensione del dramma. Film su Alzheimer e dintorni ne abbiamo visti tanti, alcuni di valore come Still Alice con Julianne Moore (premiata con l'Academy), The Iron Lady con Meryl Streep nei panni di Margareth Thatcher malata e al tramonto, Amour di Michael Haneke, Ella & John di Paolo Virzì, Una sconfinata giovinezza di Pupi Avati.

PUNTO DI VISTA
Ma The Father (che uscirà in Italia con Bim) si distingue perché sceglie il punto di vista del malato e porta lo spettatore all'interno dei suoi percorsi mentali sempre più confusi, del suo spavento, della sua rabbia. «Ho raccontato la storia di un uomo affetto da demenza senile non dall'esterno, con lo sguardo dei sani», spiega Zeller, «volevo piuttosto far entrare il pubblico nella testa di Hopkins.

The Father non è un film ma un'esperienza: dà un'idea di cosa può significare per una persona perdere tutto, compresa l'identità». Di sovrumana intensità l'interpretazione di Hopkins, magnifico camaleonte che sullo schermo è già stato il cannibale Hannibal Lecter, Richard Nixon, Alfred Hitchocok, Pablo Picasso, Papa Ratzinger.

TIKTOK
E oggi, nella sua vita di oltraottantenne super-dinamico, risulta all'opposto del suo personaggio: presente sui social, Sir Anthony recita, dipinge, suona il piano per il suo gatto, balla su TikTok, imita i colleghi. Eppure dice: «Non è stato difficile girare The Father: la sceneggiatura era potente, semplice, diretta, concisa. Ho 83 anni come il protagonista del film: a questa età pericolosa mi sento più vicino alla storia, perciò mi è sembrato semplice interpretarla».
Hopkins si sofferma poi su uno dei temi portanti del film: la perdita di controllo sulle cose. «Ero accanto a mio padre appena morto», racconta l'attore, «e pensai che un giorno mi sarei trovato al suo posto. È la vita. E quando la morte ti si presenta, non sai cosa ti capiterà. Non siamo in condizione di prevedere alcunché. Ma alla fine, realizzare che siamo inadeguati ci regala una grande libertà. Girare The Father mi ha spinto a pensare con maggiore profondità. È un film che ha cambiato la mia vita».
 

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