"Glass", quando i supereroi finiscono in manicomio

Sarah Paulson e Samuel L. Jackson in una scena di "Glass"
di Gloria Satta
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Venerdì 11 Gennaio 2019, 10:12 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 16:50
Mister Tre Miliardi di Dollari, cioé il regista M. Night Shyamalan, sorseggia una tazza di té e sorride, come se avvertisse l’attesa spasmodica che percorre gli spettatori del mondo intero: sta per uscire il suo nuovo film Glass (in Italia il 17 gennaio) e ha l’ambizione di travolgere i botteghini proprio come Unbreakable - il predestinato e Split, i due successi di cui rappresenta il seguito. Ai grandi incassi Shyalaman è abituato: lo chiamano Tre Miliardi per ricordare la cifra record totalizzata in vent’anni dalle sue creature di culto come Il Sesto Senso, Signs, Unbreakable, Split.

LA TRILOGIA. «Certo, sul set di Glass ho avvertito la pressione e non mi sono mai rilassato completamente», spiega Shyalaman, 48 anni e origini indiane, «e anche se i produttori hanno il diritto, non solo finanziario ma anche morale, di controllare il lavoro di un regista, io ho avuto la libertà di fare proprio il film che volevo». Cioè un thriller di introspezione psicologica con qualche virata horror, alcune citazioni cinematografiche (Hitchcock innanzitutto) e dei supereroi molto particolari, il tutto servito in una confezione inconfondibilmente d’autore per la gioia dei cinefili. Glass, che ritrova i protagonisti dei due film precedenti Bruce Willis, Samuel L. Jackson, James McAvoy a cui si è aggiunta Sarah Paulson, è un esperimento fuori dal comune non solo perché è il sequel di due storie diverse e chiude così, rivelando i segreti che hanno ossessionato per anni gli spettatori, una trilogia «premeditata da molto tempo», dice il regista. Per realizzare il nuovo film, si sono messi insieme per la prima volta due studios, Universal e Disney (che lo distribuisce).
I SUPERPOTERI. E in un momento in cui i supereroi Marvel e Dc dominano il cinema, sono dotati di superpoteri anche i protagonisti di Glass: il Sorvegliante interpretato con intensità da Willis, Kevin-L’orda affidato alla recitazione nervosa di McAvoy, Elijah-Glass che ha il carisma di Jackson, irresistibile anche quando muove un solo muscolo facciale. Ma proprio perché fanno cose eccezionali, questi personaggi sono ritenuti dei malati di mente, vengono rinchiusi in un ospedale psichiatrico e messi sotto torchio dall’algida dottoressa Paulson decisa a ”guarirli”. «Il film è un po’ l’incontro tra Superman e Qualcuno volò sul nido del cuculo», sorride Shalaman. Ma perché i supereroi, siano essi convenzionali come gli Avengers o atipici come quelli dei suoi film, oggi hanno tanto successo? «Il pubblico si sente rassicurato se può identificarsi in persone normali che scoprono di avere qualità eccezionali dentro di sé», risponde il regista. «È l’opposto della religione che attribuisce i superpoteri a divinità irraggiungibili».
IL CAMPIONE. Aggiunge Samuel L. Jackson: «La gente vuole evadere dal grigiore della vita quotidiana e può volare alto grazie ai supereroi che hanno anche la forza di stanare la gente di casa e convincerla che solo nel buio di una sala si può vivere un’esperienza straordinaria e condividerla con gli altri». Zuccotto di cachemire azzurro, risata contagiosa, il maestoso attore, 70 anni appena compiuti, in Glass recita su una sedia a rotelle e fa il cattivo ma tornerà ad indossare i panni di Nick Fury, il boss dello Shield, e a salvare il mondo nel kolossal Captain Marvel (in sala il 6 marzo). «Ho deciso di fare l’attore da bambino, dopo essere entrato in un cinema», spiega Jackson, «ho capito subito che recitare mi avrebbe permesso di avere una vita migliore, fuori del comune».
IL DOLORE. Non immaginava certo, mentre interpretava un successo dietro l’altro da Pulp Fiction a Star Wars, che sarebbe diventato il campione d’incassi di tutti i tempi: in un cinema che ”pesa” i suoi protagonisti in base alla quantità di soldi che fanno quadagnare, Jackson è sul piedistallo perché ha totalizzato 13,3 miliardi di dollari. Non solo. E’ stato anche definito da un recente studio della pubblicazione Applied Network Science «l’attore più influente di tutti i tempi». Forse è per questo che McAvoy, 39, lo guarda adorante. In Glass interpreta 23 personaggi diversi uno dei quali, la Bestia, dice «Chi ha sofferto è più evoluto», ma l’attore non è del tutto d’accordo: «A volte il dolore corrompe». Vedere il film per credere.
 
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