Giorgio Tirabassi protagonista di 'Liberi tutti': «Io, più in forma e pure più furbo»

Giorgio Tirabassi torna protagonista: «Io, più in forma e pure più furbo»
di Gloria Satta
4 Minuti di Lettura
Sabato 14 Dicembre 2019, 09:24

Un avvocato d'affari intrallazzone e spregiudicato, beccato dalla Finanza con 25 milioni di euro nel bagagliaio dell'auto e finito agli arresti domiciliari nella comune gestita dall'ex moglie secondo la filosofia solidale ed ecosostenibile del cohousing, cioè la condivisione degli spazi di vita: è Michele, il protagonista di Liberi tutti, prima serie originale di RaiPlay (da oggi sulla piattaforma), interpretato con irresistibile disincanto da Giorgio Tirabassi. «Il mio personaggio è il classico italiano furbastro e cinico, abbastanza pragmatico per adeguarsi per convenienza a uno stile di vita che non gli appartiene. E per sorridere del pensiero politicamente corretto che è alla base del cohousing», commenta l'attore, 59 anni, che in questa coproduzione in 12 puntate di RaiFiction e Iif dei Lucisano è stato diretto da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, gli autori di Boris.

Giorgio Tirabassi torna in tv da Fiorello dopo l'infarto e annuncia la nuova serie su Raiplay

L'attore Giorgio Tirabassi dimesso ad Avezzano dopo l'infarto: «Ringrazio tutti»
 





IL CAST
E ha avuto accanto un cast affiatato: Anita Caprioli, Thomas Trabacchi, Ugo Dighero, Caterina Guzzanti, Valeria Bilello. «Quando ho letto la sceneggiatura, soprattutto le battute, ho deciso immediatamente di partecipare», spiega Giorgio. «Il mio Michele somiglia a una caratterizzazione di Alberto Sordi che ha fotografato i difetti del nostro Paese. È proprio la grande commedia italiana ad aver costruito il nostro senso dell'umorismo».

BASTA SIGARETTE
L'attore si è perfettamente ripreso dall'infarto che lo aveva colto all'inizio di novembre e per qualche giorno aveva tenuto i fan con il fiato sospeso. «Sto benissimo. Avrei preferito che la notizia non circolasse, tuttavia le tante manifestazioni di affetto della gente mi hanno fatto molto piacere», spiega. «Ora guardo avanti. Uno strascico di quell'episodio? È positivo: dopo 45 anni, ho smesso di fumare». Alle spalle una carriera quarantennale divisa fra teatro, cinema e tv, Tirabassi è soddisfatto del suo primo film da regista, Il grande salto, uscito nei mesi scorsi: «Ha avuto buone recensioni e incassato 400mila euro in piena estate: non posso davvero lamentarmi e già penso al bis». Ma il lavoro, aggiunge, non rappresenta tutta la mia vita: «Tengo a ritagliarmi del tempo libero per suonare la chitarra e fare tutto quello che mi piace. Adoro recitare ma, a dire la verità, quando sono a riposo, il palcoscenico o il set non mi mancano».

Giorgio, romano cresciuto all'Aurelio-Trionfale, decise di fare l'attore a 15 anni: «Andai a teatro per la prima volta e vidi Il Volpone di Ben Jonson interpretato da Mario Scaccia con un giovanissimo Gabriele Lavia. Rimasi folgorato. E sognai di essere come loro». Il suo idolo, all'epoca, era Clint Eastwood. Il suo sogno, esibirsi da solo in scena come Gigi Proietti, Dario Fo, Giorgio Gaber. Ma la gavetta non è stata facile: «Da ragazzo balbettavo, poi ho superato il problema grazie a una tecnica infallibile che ancora mi aiuta», rivela l'attore.
Il grande successo popolare è arrivato una ventina d'anni fa grazie al personaggio del commissario Ardenzi, il protagonista della serie Mediaset Distretto di polizia andata in onda dal 2000 al 2011 con ascolti stellari: «Quell'esperienza mi ha dato moltissimo, avere 11 milioni di spettatori ad ogni puntata non si dimentica». Vedremo ora Tirabassi in Freaks Out, il nuovo film di Gabriele Mainetti: «Faccio il direttore di un circo a Roma ai tempi del fascismo», anticipa. E ha girato Nonostante la nebbia di Goran Paskaljevic, un dramma sui rifugiati.

IL FIGLIO
Anche suo figlio Filippo, 30, ha deciso di far l'attore. «Se avesse scelto di diventare medico sarei stato più contento», commenta Giorgio. «Il nostro è un mestiere spietato, non tutti hanno la forza di resistere agli eventuali insuccessi. E molti oggi credono che, per sfondare, basti partecipare a un talent... per fortuna mio figlio non la pensa così e studia con grande impegno. Ma la recitazione resta un percorso costellato di ostacoli».

© RIPRODUZIONE RISERVATA