Anglo-pisano
L’ultimo in ordine d’arrivo di questi piccoli casi, che ciclicamente rovesciano i canoni dominanti nelle nostre tristi commedie, si chiama "Fino a qui tutto bene" e lo ha diretto l’anglo-materano-pisano Roan Johnson (soprattutto pisano, almeno quanto a umorismo), già scrittore ("Prove di felicità a Roma Est", Einaudi), regista tv ("I delitti del Barlume") e soprattutto autore di un altro film notevole anche se non molto visto: "I primi della lista", come questo capace di fotografare tutta un’epoca raccontando un piccolo gruppo di personaggi (un gruppo di militanti di Lotta continua che a metà anni 70 si misero nei guai fuggendo in Austria per paura di un golpe).
Post-Youporn
Se quella era una storia demenziale ma vera, i cinque protagonisti di Fino a qui tutto bene sono frutto di fantasia. Ma si portano dentro le storie, le facce e gli umori in cui Johnson si è imbattuto girando un documentario sugli studenti per l’Università di Pisa. Mescolati e rielaborati a dovere dentro a uno spunto narrativo minimo e insieme immenso: gli ultimi tre giorni insieme di cinque giovani, tre ragazzi e due ragazze, che hanno studiato e vissuto nella stessa casa a Pisa dividendo tutto ciò che rende unica la loro età. Amori e disamori, bevute e passioni, eccessi e ripensamenti. Insomma un “addio giovinezza” post-Erasmus, post-Youporn, post-declino, ambientato nell’Italia flagellata dalla disoccupazione giovanile ma ancora capace di buonumore.
Battute
Come dimostra il fuoco inesauribile di battute di questa commedia amara e irresistibile che con cinque attori poco noti ma formidabili cuce insieme ogni possibile tema, tic, gergo, inquietudine, follia degli under 30 con un brio che esclude le formule (niente calchi da film e serie di successo, per intenderci, come nel godibilissimo Smetto quando voglio, altro piccolo film-rivelazione, qui i modelli sono più nostrani).
Sottotesto
Ma cerca - e trova - tutto un mondo in quella casa, nei problemi non così piccoli dei suoi abitanti, in quel coacervo di storie strambe, aneddoti, spacconate, che sono la base di ogni identità collettiva, ma anche occasione di trovate esilaranti a getto continuo. Che nascondono e insieme preparano il sottotesto amarognolo destinato a emergere poco a poco in questo film che sta a certa gioventù di oggi come Ecce Bombo poteva stare ai ragazzi anni 70.
Dubbi e confessioni
Dunque via con amori finiti ma forse no, gravidanze indesiderate (e comunicate ai genitori via Skype, una delle molte scene memorabili per faccia tosta e divertimento), offerte di lavoro improvvise e devastanti da paesi lontani. E poi: dubbi lancinanti (sarà stato un vero incidente quello in cui perse l’amico il sesto occupante della casa?). Confessioni imbarazzanti (è lecito portarsi a casa «due o forse tre» paracadutisti «per uscire da un periodo cupo», come confessa la più svelta del gruppo? O il sesso «coi fascisti» è da condannare sempre e comunque?). E canzoni esilaranti, opera come tutta la bella colonna sonora del gruppo I Gatti Mézzi, cioè bagnati, determinate come gli interpreti Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla, Melissa Anna Bartolini, più Isabella Ragonese nei panni di quella-che-ha-svoltato, ma forse no.
FINO A QUI TUTTO BENE
(commedia, Italia, 80’)
di Roan Johnson, con Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla, Melissa Anna Bartolini, Isabella Ragonese
© RIPRODUZIONE RISERVATA