Cannes, con il cinema italiano è amore-odio: dal 1946 solo 12 Palma d'Oro

Cannes, con il cinema italiano è amore-odio: dal 1946 solo 12 Palma d'Oro
di Gloria Satta
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Domenica 24 Maggio 2015, 18:16 - Ultimo aggiornamento: 20:13
E’ una storia di amore-odio, quella del cinema italiano a Cannes. E’ un lungo elenco di trionfi e delusioni, premi e docce gelate, applausi e amarezze. Dal 1946 a oggi, nelle 68 edizioni del Festival più importante del mondo, molti nostri film sono stati invitati in concorso.

Solo 12 hanno vinto la Palma d’oro: la prima, nel 1946, andò a “Roma città aperta” di Rossellini, l’ultima nel 2001 a “La stanza del figlio”di Nanni Moretti che fino a ieri, prima che la giuria guidata dai fratelli Coen facesse a pezzi i pronostici, rischiava di vincere la seconda con Mia madre. E di entrare - con Haneke, Dardenne, Kusturica, Loach e pochi altri - nel ristrettissimo club dei registi che hanno vinto due volte.



Palma d’oro a parte, sono stati diversi gli altri premi conquistati dai nostri film sulla Croisette: l’ultimo, “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher, l’altr’anno ottenne il Grand Prix incantando la giuria presieduta da Jane Campion con la sua freschezza. E bruciano ancora le delusioni per le mancate vittorie del cinema italiano. Nel 2013, il grande sconfitto di questa edizione, Paolo Sorrentino, portò al Festival “La grande bellezza” ma la giuria al comando di Steven Spielberg lasciò a bocca asciutta il film che pochi mesi si sarebbe preso la rivincita conquistando l’Oscar.



Se nel 2012 “Reality” di Matteo Garrone vinse il Grand Prix (presidente della giuria era Nanni Moretti, l’altro grande deluso di questa edizione), nel 2009 Marco Bellocchio con il suo “Vincere” rimase a bocca asciutta, malgrado l’accoglienza trionfale del pubblico e gli inni della critica.



VINCITORI. L’ultima grande affermazione del cinema italiano a Cannes risale al 2008, con la vittoria congiunta di Matteo Garrone (il suo Gomorra vinse il Grand Prix) e di Sorrentino, che per Il Divo si portò a casa il Premio della Giuria. E l’albo doro dei trionfi italiani sulla Croisette contempla due Palme d’oro consecutive: nel 1977 quella andata a “Padre padrone” dei fratelli Taviani (il capo della giuria era Rossellini), nel 1978 quella vinta da “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi.



Negli anni, hanno vinto il massimo premio anche Vittorio De Sica (“Miracolo a Milano”, 1951), Renato Castellani (“Due soldi di speranza”, 1952) Federico Fellini (“La dolce vita”, 1960), Luchino Visconti (“Il Gattopardo”, 1963), Pietro Germi (“Signore e signori”, 1966), ex aequo nel 1972 Francesco Rosi con “Il caso Mattei” e Elio Petri con “La classe operaia” va in paradiso”.



BEFFA. La storia del Festival annovera anche un episodio paradossale, anzi una beffa. Nel 1991 il regista Daniele Luchetti, in competizione con “Il portaborse”, venne richiamato sulla Croisette il giorno della premiazione. Soltanto in sala, con indosso il regolamentare smoking riesumato dall’armadio per l’occasione, ebbe l’amarezza di scoprire che non aveva avuto alcun premio. Nella sventura, ai tre moschettieri di quest’anno è andata meglio: almeno l’aereo per la Costa Azzurra non l’hanno proprio preso.
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