Al via Manarat, il festival che difende il cinema d’autore sulle spiagge tunisine

Al via Manarat, il festival che difende il cinema d’autore sulle spiagge tunisine
di Elena Panarella e Rossella Fabiani
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Martedì 2 Luglio 2019, 23:55 - Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 16:26

È stata inaugurata ieri sera la seconda edizione di Manarat, il festival del cinema mediterraneo della Tunisia. A pochi chilometri da Tunisi, sulla spiaggia di Gammarth, con una scenografica Toile de Mar (il telo su cui verranno proiettati i film sulle spiagge) allestita presso “The Residence” uno dei luoghi più chic della Tunisia ha preso il via la manifestazione cinematografica che per volere della sua ideatrice, Dora Bouchoucha, ha fatto la scelta di difendere il cinema d’autore sulle spiagge tunisine. Una decisione in controtendenza e coraggiosa visto la diffusione generalmente soltanto di film commerciali e che mira a coinvolgere anche le periferie e il sud del Paese con la proiezione gratuita su ben nove spiagge da La Marsa a Djerba, Sfax, Gabès, Monastir, Biserta, Korba, Hamman-Lif e Kheirredine, dove molto difficilmente arrivano iniziative culturali. 
 

 


A fare gli onori di casa Majd Mastura, l’unico attore arabo ad aver vinto l’Orso d’argento a Berlino come miglior attore nel 2016, che per l’occasione ha anche interpretato un testo sul Mediterraneo. Majd ha poi invitato a salire sul palco il cantante rap Abdemalik, nato a Parigi e di origine congolese, che della cultura e dell’educazione ha fatto i suoi cavalli di battaglia. Struggente l’omaggio all’Algeria con la cantante cabila, Tanina Cheriet, figlia della leggenda della musica cabila, Idir, nome d’arte di Hamid Cheriet che dopo quasi 40 anni lo scorso anno è tornato ad esibirsi ad Algeri. Tanina a cappella ha intonato “Uffigh”, un canto tradizionale della Cabilia proprio in omaggio al suo Paese. Quest’anno gli ospiti d’onore del festival sono l’Italia e l’Egitto (lo scorso anno sono stati il Marocco e la Palestina). Per l’Italia sei film che saranno proiettati: “Metti la nonna in freezer”, di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi, “Sembra mio figlio” di Costanza Quatriglio, “Io c’è” di Alessandro Aronadio, “Ricordi” di Valerio Mieli, “Fiore gemello” di Valeria Luchetti e “Il traditore” di Marco Bellocchio. Sul palco a rappresentare l’Italia, l’attore tunisino Helmi Dridi, intreprete del film di Salvatore Allocca “Taranta on the road” in programma tra le proiezioni speciali. 

Per l’Egitto cinque film: “A day for women” di Kamla Abou Zekri  , “Clash” di Mohamed Diab, “Nawara” di Hala Khalil , “Photocopy” di Tamer Ashry, e “The guest” di Hadi El Bagoury. E per l’Egitto sono saliti sul palco il regista Yousry Nasrallah e le attrici Elham Shahin e Nelly Karim. Dieci i film in concorso che gareggiano per il Golden Manarat: “Pity” di Babis Makridis dalla Grecia, “A shelter among the clouds” di Robert Budina dall’Albania, “Un giorno all’improvviso” di Ciro D’Emilio dall’Italia, “Pause” di Tonia Mishiali da Cipro, “Petra” di Jaime Rosales dalla Spagna, “The swing” di Cyril Aris dal Libano, “Look at me” di Nejib Balkhadi dalla Tunisia, “Truk” di Sarah Marx dalla Francia, “The Healer” di Mohamed Zineddaine dal Marocco e “The announcemet” di Mahmut Fazil Coskun dallaTurchia.

Tra le proiezioni speciali “Young Ahmed” (2019) l’ultimo film dei fratelli Dardenne dove l’estremismo islamico ha il volto di un adolescente e “Che Allah benedica la Francia” (2014) tratto dalla biografia scritta dal rapper Abdelmalik che racconta la sua storia di figlio di immigrati, nero, estremamente dotato, allevato da una madre cattolica in un quartiere di Strasburgo e che fra delinquenza, rap e islam, scopre l’amore e trova la sua strada tracciando le tappe della sua conversione all’islam – diventa discepolo del maestro spirituale marocchino Sidi Hamza al Qadiri Boutchichi – del suo successo musicale e della sua dedizione alla moglie.

Tra i film della sezione cinema impegnato, “Santiago, Italia” di Nanni Moretti, “The Borrowed Dress” di Leen Al Faisal sulla diaspora dei siriani a causa della guerra civile e lo struggente desiderio di poter un giorno ritornare a casa, “Thirsty tunisians” il film documentario di Ridha Tlili che fa luce sulle gravi problematiche relative all’accesso all’acqua in Tunisia e “Never Leave me” di Aida Begic sulla storia di tre orfani siriani che vivono in un campo profughi in Turchia vicino alla città di Sanliurfa.

Diciannove i film della sezione Panorama del cinema Mediterraneo tra i quali “Fatwa” di Mohamoud ben Mohamoud (Tunisia 2018), “Freedom field” di Naziha Arebi (Libia 2018), “Kilikis, the town of owls” (Marooco 2018) e “You have the night” (Montenegro 2018). «Tutti i film non sono delle prime, ma molti di loro non sono mai stati visti prima in Tunisia e la loro proiezione stimola il pensiero e il dibattito perché l’essere umano è al centro del nostro programma e oggi più che mai la cultura ci deve illuminare e aprirci agli altri e il cinema è uno degli strumenti ideali per fare questo», dice Dora Bouchouca. 

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