Festa del Cinema, Viggo "Aragorn" Mortensen diventa italoamericano in "Green Book", una storia di amicizia on the road

Festa del Cinema, Viggo "Aragorn" Mortensen diventa italoamericano in "Green Book", una storia di amicizia on the road
di Alessandro Di Liegro
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Mercoledì 24 Ottobre 2018, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 17:29

«Non è una lezione forzata, è una bella storia condivisa dal passato che può aiutarci a capire il presente» dice Viggo Mortensen, in un italiano apprezzabile, descrivendo il significato sotteso di “Green Book” il film diretto da Peter Farrelly che racconta la storia di Tony Lip, padre dello sceneggiatore Nick Vallelonga – e della sua amicizia on the road con il pianista Don Shirley, interpretato da Mahershala Ali.
 



«È una storia vera, basata su amicizia vera, su eventi veri che mi hanno fatto ridere e piangere – spiega Mortensen - È un film speciale. Gren book non ti dice cosa devi pensare, cosa devi ascoltare o vedere» racconta prima di lasciarsi andare a una dichiarazione in italiano, che ha imparato per interpretare al meglio un italoamericano: « Sono stato aiutato dalla famiglia Vallelonga – prosegue - Il padre veniva dalla calabria ed è tipico di molte persone di New York, Chicago, Philadelphia, parlare un dialetto che ora magari non è più usato e addirittura si inventano parole che non esistono. C'era questa parola “Tuzzun” che non è italiano ma la famiglia mi aveva spiegato che era una parola che utlizzavano loro per parlare delle persone di colore, perché deriva da “Tootsie roll”, un tipo di cioccolata».

Il film racconta di questa grande amicizia, creatasi tra Tony Lip e il pianista afroamericano Don Shirley, che aveva assunto Tony come autista per guidarlo in tournée: «Mahershala ali, è una persona di intensità e generosità straordinarie. Mi ha aiutato a esprimermi al meglio perchè sapeva che così facendo anche lui poteva esprimersi al meglio. Anche Peter (Farrelly) è stato straordinario perché ha ascoltato tutta la troupe. Lavorare così è fantastico».

Nel film si tratta anche di razzismo e di due persone diverse, che superano i pregiudizi tramite la conoscenza reciproca gli uni degli altri: «Il Progresso umano non è un cammino dritto. Facciamo anche passi indietro, non solo negli Stati Uniti ma anche in Italia, in Europa, ovunque – ha detto Mortensen - C'è tanta ignoranza in giro, che esisterà sempre, ma quello che mette paura è quando le persone che dovrebbero saperne più degli altri, leader, presidenti, primi ministri, imprenditori, i sindacati, le organizzazioni internazionali, fingono di essre ignoranti per i loro obiettivi, soldi, andare al potere, è qualcosa contro cui è difficile combattere».

Il messaggio della pellicola è intimamente politico, seppure una commedia “strana” come nello stile di Peter Farrelly, in cui Mortensen si è immerso completamente assumendo comportamenti e entrando a far parte della famiglia Vallelonga: «Nick (Vallelonga, lo sceneggiatore) mi ha detto: “Vieni nel New Jersey, mio fratello ha un ristorante che si chiama Tony Lips e fa le ricette di famiglia”, così li ho conosciuti – racconta l'attore di origini danesi – Mi hanno fatto mangiare cibo incredibile, piatti enormi, dopo tre portate speravo avessero finito e invece ecco il quarto piatto di pasta e io non ce la facevo, ogni volta che finivo un piatto ne portavano un altro.

Il pranzo è durato 5 ore, è stata una sfida notevole», tant'è vero che per interpretare Tony Lip, Mortensen è dovuto ingrassare per oltre venti chili, trasformando il suo corpo e anche il suo modo di recitare: «guardavo il modo in cui mangiavano, li ho incontrati con gli zii, i fratelli. È stato molto divertente e incredibile. È stata una follia ma ha funzionato. È stata una grandissima esperienza in cui ci siamo divenrtiti un sacco, abbiamo riso tantissimo, una esperienza commovente, un viaggio straordinario».
Ha concluso. Il film, che ha già vinto il premio del pubblico ai festival di Toronto e Boston, sarà distribuito in Italia dal 31 gennaio.

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