Enrico Vanzina, la prima volta con 'Tre sorelle': «E ora girerò Amici miei al femminile»

Vanzina, la prima volta con 'Tre sorelle': «E ora girerò Amici miei al femminile»
di Gloria Satta
4 Minuti di Lettura
Domenica 2 Gennaio 2022, 13:18

Tre sorellastre, figlie di un padre sciupafemmine che ha sedotto altrettante donne, una spettacolare villa al Circeo in cui le protagoniste deluse dagli uomini si rifugiano portandosi dietro una giovane massaggiatrice, un vicino affascinante ma mascalzone, dialoghi scoppiettanti, situazioni paradossali dal risvolto romantico, sorprese.
E un debutto assoluto per Enrico Vanzina, 72 anni, maestro della commedia con 120 sceneggiature all'attivo, regista, produttore, romanziere: «È la prima volta che scrivo e dirigo un film tutto di donne e sono entusiasta dell'esperienza», spiega, «la comicità femminile è la grande scoperta della seconda parte della mia vita. Non mi fermerò». Il film, nuova prova di Enrico dietro la cinepresa, s'intitola Tre sorelle. Presentato in anteprima al festival Capri, Hollywood sarà disponbile su Prime Video dal 27 gennaio, prodotto da New International con Rti e Prime Video, ed è interpretato da un quartetto di attrici effervescenti: Serena Autieri, Giulia Bevilacqua, Chiara Francini (le sorelle), Rocìo Muñoz Morales (la massaggiatrice). Unici maschi: Fabio Troiano (il vicino seduttore) e Luca Ward (il padre).

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La sua prima commedia al femminile: si è pentito di aver dato lavoro a tanti mattatori o si è inchinato all'aria del tempo?
«A dire la verità mi sono reso conto che con mio fratello Carlo (scomparso prematuramente nel 2018, ndr) non avevamo mai realizzato un film tutto di donne, anche se nelle nostre commedie la componente femminile è stata importante per raccontare una vicenda, addirittura un'epoca. Oggi si parla tanto della necessità di valorizzare le storie e i personaggi di donne, ma poi anche le registe fanno poco. Così ho pensato a questo progetto, consapevole di quanto fosse rischioso».
E che tipo di ispirazione ha avuto in mente?
«Inginocchiandomi davanti a loro con tutta l'umiltà del caso, ho pensato a Pierre de Marivaux e Woody Allen. Mi sembravano i riferimenti giusti per raccontare le vicende setimentali di un gruppo di donne con le loro emozioni, le delusioni, i sogni. Senza dimenticare le loro fragilità e le loro incoerenze. Me ne sono infischiato insomma della correttezza politica».
Che cosa intende?
«Non ho avuto paura di raccontare dei personaggi femminili in tutte le loro sfaccettature, anche quelle meno rassicuranti. Se avessi obbedito al pensiero politicamente corretto che prescrive una rappresentazione senza ombre delle donne, non avrei girato il film».
E perché ha deciso che l'uomo, il vicino seduttore e bugiardo, fosse un tipo spregevole?
«Ho immaginato un cretino totale che riassume in sé il peggio dei maschi italiani. È un personaggio talmente negativo che nessun attore voleva interpretarlo, poi ho chiesto a Troiano di regalargli tutta la leggerezza possibile. Ma non ho voluto metterlo alla gogna né giudicarlo moralmente. La grande commedia italiana non mai demonizzato i cattivi: questa regola l'hanno applicata maestri come Dino Risi, Mario Monicelli, Ettore Scola. Funziona ancora».
E alle attrici cosa ha chiesto?
«Di essere sincere. Per mettere in evidenza il lato sentimentale della commedia avevo bisogno che pescassero nella loro sensibilità, facendo emergere le loro emozioni. E sono state tutte bravissime. Puntare su un cast tutto femminile, senza l'aiuto di un grande comico nazionale, rappresentava una grande novità ma alla fine ho ottenuto il risultato che desideravo: avere in scena quattro donne che fanno sorridere e addirittura ridere, tanto che ho in mente un nuovo progetto in rosa».
Quale?
«Realizzare la versione femminile di Amici miei. Il film originale era un'accozzaglia di maschi, io farò l'equivalente con le attrici. Non vedo l'ora».
Come mai ha ambientato la storia al Circeo?
«Non sono particolarmente legato a quel luogo, non ci ho mai fatto le vacanze. Cercavo una villa sul mare e quando la scenografa Laura Giadresco mi ha proposto quella magnifica casa a strapiombo sul promontorio, tra il Faro e Punta Rossa, sono rimasto folgorato. Ma anche il paese di San Felice esprime la magia che volevo. È bello pensare che il cinema possa aiutare a rilanciare il turismo».
Dopo Lockdown all'italiana, sbarcato su Netflix, Tre sorelle va su Prime Video: il cinema deve ormai cedere il passo alle piattaforme?
«L'importante, per un autore, è non snaturarsi pensando alla fruizione della sua opera. Sia al debutto da regista sia ora, io ho fatto un film per la sala. Con lo stesso ritmo, la stessa ispirazione. Un film per il cinema».

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