Al via la 41esima edizione del festival internazionale del cinema del Cairo, ampio spazio a film arabi e alle donne

Al via la 41esima edizione del festival internazionale del cinema del Cairo, ampio spazio a film arabi e alle donne
di Elena Panarella e Rossella Fabiani
4 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Novembre 2019, 17:43 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 12:30
Al teatro dell’Opera del Cairo, a Zamalek sull’isola di Gezira, si è alzato il sipario sulla 41ma edizione del festival internazionale del cinema del Cairo, dedicato quest’anno alla figura del critico cinematografico Youssef Rizkalla recentemente scomparso. La cerimonia di apertura ha visto sfilare sul red carpet una parata di stelle e la crema della società egiziana. Dall’attrice Menna Shalaby, insignita quest’anno del premio Faten Hamama Excellence, al regista Sherif Arafa, premiato con il Faten Hamama Honorary e che è stato accolto sul palco da una standing ovation. 

E ancora. L’attrice Yousra, amatissima dal pubblico egiziano che per il red carpet ha indossato un lungo abito tempestato di riflessi argentati, gli attori Khaled el Sawi, Ahmed Dowoud, le attrici egiziane Dina el Sherbiny, Laila Eloui, Lekaa Elkhamissi e Nesreen Amin, l’attore egiziano Sayed Ragab, l’attrice libanese Noor, la sceneggiatrice egiziana Mariam Naoum, l’attrice tunisina Hend Sabry, l’attrice cinese Qin Hailu, l’attrice tunisina che vive al Cairo Sandy Ali e Amr Mansi ex giocatore di sqwash e fondatore del festival del cinema di El Gouna. 

Molti anche gli ospiti internazionali, tra i quali il regista Terry Gilliam, premiato con il Faten Hamama Honorary che gli è stato consegnato dal presidente del festival, Mohamed Hefzy, e la bellissima ballerina Luciana Toledo Piza. Dall’Italia il regista Daniele Lucchetti, in giuria per la sezione ufficiale dei film in concorso, l’agente cinematografico e rappresentante del Ciff in Italia, Isabella Gullo, e il compositore Roberto Fia. Tutti in piedi al momento dell’inno nazionale e subito dopo, un lungo applauso ha accompagnato le immagini che scorrevano sul palco mostrando il grande amore di Youssef Rizkalla per il cinema a cui si è dedicato tutta la vita. 

Un tributo è stato dato a sei straordinarie donne che hanno fondato il cinema egiziano: da Aziza Amir a Baghiga Hafez, Fatma Rosdy, Assia Dagher, Amina Mohamed e Mary Queen. Il Paese ospite d’onore del Festival, quest’anno, è il Messico: con otto film e cinque ospiti da Guillermo Arriaga a Carlos Reygades, Michel Franco e Gabriel Ripstein, con un viaggio per immagini in questo luogo mitico, caotico e sorprendente. Una boccata d’aria che spazza via le nuvole che a volte oscurano l’identità unica di questo paese agli stranieri, rivelando la memoria, la storia collettiva e il cuore di questa terra. 

Il film di apertura è “Irishman” di Martin Scorzese. Il cartellone della 41ma edizione presenta trentacinque anteprime tra mondiali e internazionali e ottantaquattro dell’area Mena. E, come ogni anno, molta importanza è stata data al cinema arabo con 20 film provenienti dal Medio oriente e dal Nord Africa. Quest’anno la kermesse cinematografica cairota celebra anche l’adesione all’iniziativa 50-50 entro il 2020 sulla parità di genere, primo festival cinematografico arabo ad aderirvi. Tra i film, nella sezione ufficiale, il tanto atteso dramma sul divorzio del regista palestinese Najwa Najjar “Between Heaven and Earth”, “Border” di David David, sui banditi che operano al confine tra Colombia e Venezuela e “Zavera” del rumeno Andrei Gruzsniczki. “Let’s Talk”, un racconto della regista egiziana Marianne Khoury che ripercorre le quattro generazioni della sua famiglia discutendo con sua figlia. Il dramma “All this victory” di Ahmad Ghossein, “Sons of Denmark” di Ulaa Salim e “Mindanao” del regista filippino Brillante Mendoza che mescola l’animazione con un documentario sulla madre di un malato di cancro. Per Orizzonti del cinema arabo, la coproduzione Emirati Arabi Uniti-Libano Beirut “Terminus” di Elie Kamal. Il documentario utilizza la ferrovia abbandonata del Libano per porre domande sul passato, presente e futuro incerto del paese. Dal Marocco, “For the Cause”, una commedia di confine del regista Hassan Benjelloun e “The Women in Block J” di Mohamed Nadif, ambientato in un reparto psichiatrico femminile di Casablanca. “Scales” del regista saudita Shahad Ameen e “Son” di Mehdi Barsaoui. 

Altri film, “Baghdad in my Shadow” di Samir, ambientato a Londra, il racconto siriano “Between Brothers” di Joud Said, “Haifa Street” di Mohanad Hayal, la sfida di un gruppo di giovani donne sudanesi che vogliono a giocare a calcio di Marwa Zein in “Khartum Offside”, la storia di Seif Abdalla dei rifugiati sudanesi che vivono al Cairo in “Noum El Deek” e “On the Crossbar” di Sami Tlili, un documentario sulla madre del regista sullo sfondo della squadra di calcio tunisina che giocava ai Mondiali in Argentina nel 1978.

È dedicato all’opera del regista siriano Mohamed Malas, il film “Unlocking Doors of Cinema” di Nezar Andary, professore associato all’Università di Zayed in Abu Dhabi. Nella sezione Panorama internazionale, “Babenco tell me when I die” di Barbara Paz, dove la regista e attrice brasiliana racconta gli ultimi giorni del grande regista Hector Babenco, scomparso nel 2016 a 70 anni, e mette a nudo il suo modo di vivere. Utilizzando ricordi, confessioni e frammenti di film, la pellicola è un atto d’amore per lui e anche una testimonianza sulla passione e sulla forza del cinema di tenere in vita gli uomini, al di là di ogni fragilità fisica e dell’inesorabilità del tempo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA