Edwige Fenech torna al cinema con Pupi Avati: «Questo film è un miracolo. Da 8 anni vivo a Lisbona, non me lo aspettavo»

Presentato a Roma il film "La quattordicesima domenica del tempo ordinario": nelle sale dal 4 maggio

Ediwige Fenech torna al cinema con Pupi Avati: «Questo film è un miracolo. Da 8 anni vivo a Lisbona, non me lo aspettavo»
di Gloria Satta
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Venerdì 28 Aprile 2023, 06:57 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 15:10

«Si tratta del mio film più autobiografico e sincero, quello in cui parlo maggiormente di me e in modo tutt'altro che pudico». Parola di Pupi Avati, che in La quattordicesima domenica del tempo ordinario, suo 43mo film per il cinema e 64ma regia (in sala il 4 maggio), torna nella natìa Bologna per raccontare una storia struggente di sogni e fallimenti, amore incancellabile e amicizie naufragate. Con il passo del grande cinema dei maestri a base di sentimenti universali, l'alternanza tra anni '80 e nuovo Millennio e un cast inaspettato, secondo la migliore tradizione del regista 84enne: Edwige Fenech, tornata al cinema dopo 16 anni; la popstar Lodo Guenzi (è la voce della band Lo Stato Sociale), e Massimo Lopez in versione drammatica sono infatti i protagonisti con Gabriele Lavia, Cesare Bocci, Nick Russo, Camilla Ciraolo. Guenzi e Lavia interpretano, in epoche diverse, Marzio che fa il musicista e sogna di sfondare in coppia con l'amico Samuele (Russo e Lopez). Sandra (Ciraolo e Fenech) sposa Marzio e vuole diventare indossatrice. Ma «un vento ostile, una burrasca» spazza via tutto e qualche decennio dopo i vari personaggi dovranno tracciare l'amaro bilancio delle rispettive vite.

 

LA PIÙ BELLA
La vera sorpresa del film è Edwige Fenech che, indissolubilmente legata ai ruoli sexy dei b-movies italiani amati anche da Tarantino (Giovannona Coscialunga, Quel gran pezzo dell'Ubalda, L'insegnante, La poliziotta...), interpreta Sandra matura con intensità, pudore e una buona dose di smarrimento. Rivela Avati che il film ripercorre la sua storia d'amore con la moglie Nicola (Sandra nella finzione), «la ragazza più bella di Bologna», da lui sposata il 24 giugno 1964, secondo la liturgia proprio la quattordicesima domenica del tempo ordinario. «Non potevo dunque che scegliere Edwige, la donna più bella di quel tempo», spiega il regista.
L'attrice, 74 anni portati alla grande, tailleur pantalone rosa e sneakers, non nasconde l'emozione. «Questo film è un miracolo», esclama, «non mi aspettavo di tornare a recitare, da otto anni vivo a Lisbona e pensavo di aver chiuso con il cinema.

Qualche proposta di recente l'ho avuta, ma nessuna era degna di considerazione».

LA TELEFONATA
Poi, un giorno, la telefonata inaspettata di Avati spariglia le sue certezze. «Mi ha raccontato il film proponendomi il ruolo di Sandra e io quasi non ci credevo», racconta l'attrice, «mi sono messa a saltare di gioia per la casa con la mia gatta Cloe. Ho girato tanti film, sono felice della mia carriera ma da anni aspettavo un personaggio così». Perché? «Non sono più una ragazzina ma una donna matura e finalmente ho avuto l'occasione di non puntare sul fisico come una volta». Scherza, Avati: «Questo è il primo film in cui non fa la doccia». A dire la verità in una sequenza (una citazione?) Edwige vorrebbe tanto farla, ma è rotta... La quattordicesima domenica del tempo ordinario potrebbe rappresentare l'avvio di una nuova carriera. «Se mi arrivassero altre proposte valide sarei pronta a tornare sullo schermo», assicura l'attrice, «un ottimo segnale viene dall'Oscar andato alle sessantenni Michelle Yeoh, una mia cara amica a cui ho fatto le congratulazioni, e Jamie Lee Curtis. Il pubblico è composto in gran parte di donne mature che vogliono vedersi rappresentate sullo schermo. È il motivo per cui lavorano tanto attrici over 60 come Jane Fonda e Hellen Mirren... Io non mi aspetto l'Oscar, per carità, ma ci sono tanti premi anche in Italia».

GLI ALIENI
La presenza di attori insoliti è una costante del cinema di Avati: in passato, «non senza suscitare un iniziale sconcerto nei produttori», il regista ha portato sullo schermo personaggi "alieni" come Neri Marcoré, Cesare Cremonini, Katia Ricciarelli, Massimo Boldi e Renato Pozzetto in chiave drammatica. «Intendo allargare la panchina del casting, sempre troppo corta», spiega, «davanti alla porta di Favino c'è la fila: per carità, lui è bravissimo ma non può girare tutti i film. Ci sono tanti altri talenti ingiustamente dimenticati. E io punto anche sulla loro voglia di essere risarciti».
 

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