Edoardo Pesce, "il cattivo" del cinema italiano: «Mi sento come Jessica Rabbit»

Edoardo Pesce, "il cattivo" del cinema italiano: «Mi sento come Jessica Rabbit»
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Mercoledì 27 Ottobre 2021, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 15:41

"Ruoli da cattivo nel cinema italiano? Direi che sono come Jessica Rabbit" risponde con ironia Edoardo Pesce, co-protagonista insieme a Massimo Popolizio, del film Sky Original, Ai confini del male, diretto da Vincenzo Alfieri (in onda su Sky e Now dal 1° novembre) in cui interpreta un ufficiale dei carabinieri border line, che non indossa mai la divisa, sempre pronto alle mani, frequentatore di prostitute e dai metodi investigativi poco ortodossi.

E se il personaggio del cartoon americano Jessica Rabbit, fu reso celebre dalla battuta "è che mi disegnano così", in un certo modo l'attore romano, fresco dell'intepretazione di un'icona del cinema italiano, Alberto Sordi, per la Rai, è diventato popolare al grande pubblico per due personaggi, entrambi due cattivi senza redenzione.

Uno dei fratelli Buffoni, nella serie cult Romanzo Criminale e Simone in Dogman di Matteo Garrone, ispirato alla terribile storia del canaro della Magliana, la cui interpretazione gli è valso il David di Donatello. "Mi piacerebbe molto recitare in un film comico" ammette Pesce, scelto dal regista per interpretare il tenente dei Carabinieri, Meda, che dopo una tragedia personale è diventato incline alla violenza ed alla rabbia, ma resta un ottimo investigatore, che si trova ad indagare sulla scomparsa del figlio del suo superiore, il capitano Rio, interpretato da Popolizio; il fatto sembra collegato ad una misteriosa storia di dieci anni prima, quando furono ritrovati due giovani morti, dopo essere stati torturati. 

 

"Dopo la lettura del romanzo Il Confine di Giorgio Glaviano da cui è tratto il film, ho iniziato a scomporre i due personaggi, che all'inizio sembrano l'uno il contrario dell'altro. Pensiamo che il personaggio di Pesce sia molto negativo, poi scopriamo che non lo è, invece quello di Popolizio sembra il suo opposto, un carabiniere integerrimo, ed anche qui non è così. Il bene ed il male sono concetti a volte anche astratti, non sempre ben delineati", racconta il regista Vincenzo Alfieri, durante la conferenza stampa di presentazione del film, in cui rivela di essersi ispirato a "True Crime, ma i riferimenti con cui sono cresciuto sono tanti, Brian De Palma, Friedkin, poi Seven di David Fincher fino al recente Prisoners di Villeneuve, ma il rapporto tra i due protagonisti l'ho costruito sulla base di True Detective". 

Sull'intepretazione aggiunge il suo punto di vista, Massimo Popolizio. "Recitare con la divisa è la cosa più difficile al mondo, perché bisogna togliersi di dosso lo stereotipo televisivo. Spesso con il regista ci siamo chiesti quanto fosse difficile tradire per un ufficiale dell'Arma con un'etica molto forte", mentre Pesce aggiunge che il suo carabiniere "non indossa mai la divisa nel film, lo fa solo in un episodio tragico, ma la indossa ma dentro di sè". Nelle scene d'azione sono stati usati gli stuntman, com'è normale, tranne nella sequenza finale in cui i due sono costretti ad un corpo a corpo. In quella scena i due attori hanno scelto di misurarsi. "Popolizio ha una grande forza, e la scena è stata coreografata dagli stunt che ci hanno mostrato prima come farla, solamente che quando mi trovo a terra e sono preso a pugni da Popolizio, non mi piaccio molto, perché ho reagito come un wrestler".

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