E Cannes esclude (per ora) Sorrentino con il film su Silvio B.

di Maurizio Cabona
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Venerdì 13 Aprile 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:44
Aver voluto fissare l’uscita in Italia della prima parte di Loro, nuovo film di Paolo Sorrentino, per martedì 24 aprile, sembra la causa della sua momentanea non inclusione nel cartellone del Festival di Cannes. «Ci ha fatto dubitare -dice il direttore, Thierry Frémaux - la distribuzione in Italia del film in due parti, con la prima che precede il Festival». 
«È comunque questione ancora in corso», aggiunge. Ovvero, si vedrà se ammetterlo in extremis, in un concorso che ha ancora posti liberi, o presentarlo come “evento speciale”.
L’idea della distribuzione italiana, affidata alla Universal, di sfruttare il “ponte” del 25 aprile – festività politica per un film implicitamente politico su Silvio Berlusconi - si risolve in un boomerang. Alternative per tornare in gioco a Cannes? Programmare ambo le parti del film da giovedì 10 maggio, data finora prevista per l’uscita solo della seconda parte; rinviare l’uscita della prima parte al 10 e della seconda al 24 maggio, nonostante il caldo e il connesso calo di incassi.

A conoscer bene Thierry Frémaux si può credergli, anche per via di un precedente film italiano, sempre a sfondo politico, sempre in due parti: La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, ammesso al Festival di Cannes 2006, sezione “Un Certain regard”, vincendo. E La meglio gioventù uscì nelle sale italiane solo un mese dopo. E ben quattro mesi dopo il Festival di Cannes, dove era fuori concorso nel 1976, uscì un ulteriore film a sfondo politico italiano e in due parti: Novecento di Bernardo Bertolucci.

È altresì vero che il Festival di Cannes diretto da Frémaux ha dovuto una volta subire il diktat della distribuzione per Il codice da Vinci, programmato dal maggio 2005 in uscita in tutto il mondo fin nel maggio 2006, “casualmente” data d’apertura del Festival successivo, triste modo per imporgli di accogliere il film, salvo finire nel cono d’ombra mediatico che Il codice Da Vinci avrebbe generato…
Raccontare Silvio Berlusconi in un film ha garantito grande eco, se non grandi incassi, a opere non indimenticabili. Nel febbraio 2009, al Festival di Berlino, tocca a The International di Tom Tykwer: qui Luca Barbareschi è il politico di destra “Umberto Calvini”, alter ego di Berlusconi che viene ucciso durante un comizio davanti alla Stazione di Milano. Nel febbraio 2006, nella rassegna “Panorama” sempre del Festival di Berlino, era toccato al dilettantesco Bye Bye Berlusconi di Jan Henrik Stahlberg: qui Maurizio Antonini è “Micky Laus”, ovvero Berlusconi. In queste due vicende il direttore del Festival di Berlino, Dieter Kosslick, si presentava con una sciarpa. Rossa. Per il freddo?

Tornando a Loro, che nessun critico ha ancora visto, se resterà definitivamente fuori dal Festival di Cannes - che, con Frémaux, ne ha accolto in concorso Le conseguenze dell’amore, L’amico di famiglia, Il divo, This Must be the Place, La grande bellezza e Youth - per Sorrentino potrebbe risultare un inatteso amaro calice. Per Berlusconi, come personaggio del cinema, sarà invece come imboccare il viale del tramonto.
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