Cannes, il cinema sociale dei Dardenne e una Marion Cotillard poco diva

Marion Cotillard
di Fabio Ferzetti
2 Minuti di Lettura
Martedì 20 Maggio 2014, 19:57 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 21:37

​Molti applausi e qualche piccola perplessit per i fratelli Jean Pierre e Luc Dardenne, due di quei registi che fanno sempre lo stesso film ma ogni volta ci prendono alla gola. Mettendo a fuoco una realtà dolorosa e diffusa che però il cinema non aveva ancora mai affrontato con tanta acutezza. Due giorni e una notte sono quelli che restano a Sandra (una Marion Cotillard molto diversa dal solito) per un problema insolubile.

La ditta in cui lavora, una piccola azienda che fabbrica pannelli solari, ha deciso di ristrutturare e la prima testa a cadere sarà la sua. In cambio i 16 colleghi della sua officina riceveranno un premio di produzione. Mille l’euro l’anno, non una fortuna. E ormai il provvedimento è stato approvato, per rimetterlo in discussione bisogna votare di nuovo, senza farsi intimidire dal caporeparto. Ma quanti saranno disposti a rinunciare a mille euro per salvare una collega?

Teso, affannoso, lacerante, come tutti i film dei Dardenne. Anche se forse la struttura quasi corale (ogni porta a cui Sandra bussa dischiude un mondo diverso) toglie un poco di concentrazione e impatto ai due grandi campioni del cinema sociale contemporaneo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA