Cranio di donna "allungato" scoperto nelle catacombe di Chiusi. «Deformato volontariamente»

Cranio di donna "allungato" scoperto nelle catacombe di Chiusi. «Deformato volontariamente»
di Laura Larcan
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Sabato 5 Giugno 2021, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 17:30

Il caso della donna con il cranio deformato “artificialmente”. E’ vissuta in un momento imprecisato tra il V e il VI secolo d.C., e ha probabilmente origini dell’Europa orientale. Fatto ancora più interessante è che la donna è stata seppellita in una catacomba cristiana. La sorprendente scoperta arriva dalle Catacombe di Santa Mustiola a Chiusi, dove dal 2016 si stanno portando avanti indagini archeologiche ad opera della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e dell’Università di Roma Tre, con la partecipazione del Servizio di Bioarcheologia del Museo delle Civiltà di Roma. Il singolare ritrovamento risale ad un anno fa, ma la notizia è stata annunciata ora sui canali social dell’istituzione museale del Ministero della Cultura, subito dopo la pubblicazione dello studio sulla rivista di Archeologia Cristiana. «Ad oggi, in tutta Italia, abbiamo solo 10 casi di crani deformati artificialmente e questo di Santa Mustiola è l'undicesimo», spiega Alessandra Sperduti, antropologa che sta conducendo le analisi insieme a Claudio Cavazzuti, Luciano Fattore e Stella Interlando, mentre le indagini archeologiche sono state dirette da Matteo Braconi.

 

L'IDENTIKIT

Lo scenario storico è quello della Catacomba di Santa Mustiola a Chiusi (in provincia di Siena), usata in due fasi cronologiche distinte, tra il IV e almeno la seconda metà del V secolo d.C. Il ritrovamento al centro dello studio riguarda uno scheletro femminile con la deformazione cranica artificiale: «La sepoltura è probabilmente riferibile alla seconda metà del V sec.

dopo Cristo, senza poter ancora escludere una sua possibile pertinenza al VI, in concomitanza con la presenza nel territorio di Chiusi di gruppi di ambito germanico-orientale», spiega Matteo Braconi. L'archeologo aggiunge che la donna era sepolta secondo la pratica dell’inhumation habillée (cioè vestita), come testimoniato dalla presenza di tre elementi in ferro, riconosciuti come una fibbia, un coltello ed una fibula. Tutti elementi di fattura germanico-orientale. «L’eccezionalità sta nel fatto che la donna è stata seppellita in Catacomba - sottolinea Alessandra Sperduti - Per ora lo studio ha interessato i suoi ornamenti e la morfologia del cranio, ma stiamo analizzando il suo Dna per avere conferma della sua ascendenza genetica».

 

Come si legge sul post del Museo delle Civiltà, «Il caso va ad aggiungersi alle altre rare attestazioni italiane di crani modificati intenzionalmente, perlopiù riconducibili a contesti datati tra la fine del V e il VI secolo d.C., in relazione all’arrivo di gruppi germanico-orientali. Il ritrovamento si inserisce all’interno di un’indagine sistematica della catacomba. Ad oggi sono stati indagati 44 loculi e arcosoli che hanno permesso di recuperare oggetti di corredo, ornamenti e oltre 300 individui scheletrici».

 

PERCHÉ IL CRANIO È STATO MODIFICATO?

Perché il cranio è stato modificato intenzionalmente? «La deformazione cranica intenzionale rappresenta un esempio estremo tra le tante modificazioni corporee atte a definire l’identità sociale di un individuo - spiegano gli studiosi dell’équipe - Tra le diverse motivazioni culturali alla base di tale pratica, emerge la volontà di imprimere al bambino un segno identitario permanente per “costruire” o rimarcare la sua appartenenza a un gruppo etnico o a una élite». La donna di Chiusi è solo l'undicesimo caso in Italia. Perché? «Il limitato numero di casi e la loro concentrazione cronologica, sembrano indicare che in Italia tale pratica abbia avuto un carattere transitorio, rimanendo, inoltre, circoscritta entro le comunità alloctone».

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