A Venezia il film sulla vita intensa e tragica della figlia di Marx: tra le prime a lottare per i diritti delle donne

A Venezia il film sulla vita intensa e tragica della figlia di Marx: lottò per i diritti delle donne e dei minori
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Venerdì 7 Agosto 2020, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 16:11
Ha fatto bene Susanna Nicchiarelli a mettere mano alla vita eterogenea di una delle figlie di Marx, esattamente la minore Eleanor, che per intensità e tragicità non teme certo il confronto con quella dell'ingombrante padre. E già nel trailer di Miss Marx, questo il titolo del film, che è tra i quattro italiani in corsa alla 77/a Mostra di Venezia e in sala dal 17 settembre con 01, si vede il carattere forte di questa ragazza (interpretata da Romola Garai), pronta alla lotta per i diritti delle donne come all'abolizione del lavoro minorile. Brillante e appassionata, Eleanor (che in famiglia chiamavano Tussy) sembra fosse la preferita di papà Marx (Philip Gr”ning).
 

La vita

Nata a Londra nel 1855, amava la letteratura, soprattutto Shakespeare, che citava a memoria. Il teatro rimase però la grande passione di Eleanor che aveva sempre coltivato il sogno di diventare attrice. Tra i suoi molti impegni anche quello di traduttrice di alcune opere di Flaubert e della prima versione in inglese di Madame Bovary. Il suo grande amore fu invece Edward Alling (Patrick Kennedy), attivista con il quale condivise passione politica e teatrale. Si dice che i due avessero messo in scena una versione di Casa di bambola di Ibsen, lei nei panni di Nora e lui in quelli di Torvald, con addirittura Georg Bernard Shaw, amico di infanzia di Eleanor, nella parte di Krogstad. Tempo dopo, quando seppe che Edward, ormai malato, aveva sposato di nascosto una giovane attrice, il dolore fu troppo forte da sopportare e si suicidò avvelenandosi ad appena 43 anni. Il 31 marzo, come si legge nella sua biografia, inviò la cameriera personale dal farmacista locale con una nota che ella stessa firmò con le iniziali dell'uomo conosciuto come «Dr.
Aveling». Nella ricetta veniva richiesto del cloroformio e una piccola quantità di acido cianidrico (allora chiamato «acido prussico») per il suo cane. Ricevuto il pacchetto, Eleanor firmò la ricevuta per i veleni, rispedendo la cameriera al negozio per restituire il documento. Si ritirò poi nella propria stanza, scrisse due brevi biglietti, si spogliò, si mise a letto e bevve il veleno.








«Con la sua apparente incongruenza tra dimensione pubblica e privata - racconta la regista Susanna Nicchiarelli - la storia di Eleanor Marx apre un abisso sulla complessità dell'animo umano, sulla fragilità delle illusioni e sulla tossicità di certe relazioni sentimentali. Raccontare la vita di Eleanor vuol dire parlare di temi talmente moderni da essere ancora oggi, oltre un secolo dopo, rivoluzionari. In un momento in cui la questione dell'emancipazione è più che mai centrale, la vicenda di Eleanor ne delinea tutte le difficoltà e le contraddizioni: contraddizioni, credo, più che mai attuali per cercare di «afferrare» alcuni tratti dell'epoca che stiamo vivendo». Infine, momento cult del trailer, forse contaminato da un pizzico di eccessiva retorica, quello che vede una scanzonata Eleanor chiedere al padre quale fosse la sua idea di felicità. Marx non ha dubbi e dice subito all'amata figlia: «La lotta».
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