Jerry Calà: «Lavorare con Bud Spencer è stato come fare l'università con lui»
Bud al Battesimo di Carletto, il figlio di Giuseppe, Cristiana è la madrina
Una vita da campione dello sport prima, da attore del cinema dopo, in mezzo tante passioni tra cui quella del volo: «Era una persona di grandissimi interessi – ricorda Giuseppe - ma l’unica decisione veramente drastica l’ha presa quando ha capito che la sua carriera da sportivo stava terminando, che doveva mettere la testa a posto e capire chi fosse veramente. Era inseguito dalle ragazze, andava in giro in decappottabile osannato dai fan dello sport. Ma ha avuto il coraggio di chiedersi: il giorno in cui non sarò più uno sportivo, cosa farò?». Amato anche fuori dall’Italia, soprattutto in Germania, l’attore è stato al centro di mostre, convegni e saggi, persino di un videogioco. Nessuno, però, ha portato la sua vita in un film: «C’è una società importante tedesca che da tempo è pronta a sviluppare una fiction su papà – dice Giuseppe - per ora l’Italia sembra snobbare la parte giovanile della sua vita. Ma confidiamo che questa cosa possa cambiare presto».
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Quest’anno si celebrerà anche un altro anniversario legato all’attore, «i cinquant’anni del film Trinità. Un remake? Sarebbe interessante, non si può precludere questa possibilità – dice la figlia – Ho sentito che vorrebbero fare un remake di Altrimenti ci arrabbiamo: sarà difficile emulare personaggi entrati cosi nel cuore della gente. Se ci riescono, bene. Noi non ci opponiamo». Spencer aveva pochi amici nell’ambiente, «Sordi lo stimava moltissimo, con Tognazzi erano amici e facevano grandi cene insieme», e il figlio Giuseppe lo ha avuto sul set anche da produttore: «Diceva che ero il peggior produttore del mondo per lui, perché a me non poteva dire di no. Né lui ne Terence Hill erano attori problematici sul set. Entrambi puntuali, professionali e rispettosi, con canoni precisi per non tradire il loro pubblico: no alle parolacce e nessuna volgarità. Anche questa coerenza li ha resi immortali».
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