Brignano, tassista che sogna un'altra vita. Ma solo al cinema: «La vita che vorrei è la mia»

Brignano, un tassista che sogna un'altra vita. Ma solo al cinema: «La vita che vorrei è la mia»
di Paolo Travisi
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Mercoledì 11 Settembre 2019, 20:34

E’ “Tutta un’altra vita”, quella che sogna, Gianni, tassista romano della Garbatella, interpretato da Enrico Brignano, sposato con Paola Minaccioni e padre di due bambini. Che poi è il sogno dell’uomo comune. Vincere qualche milione di euro alla lotteria, fuggire in una vita nuova, con una bella donna, lontano dal lavoro, dagli assilli quotidiani di moglie e prole. Tutta un’altra vita di Alessandro Pondi (al cinema dal 12 settembre) prende l’esuberanza di un cavallo da palcoscenico quale Brignano, sfruttando le gag sullo scambio di persone, tanto care al cinema, e arricchisce il tutto con il talento comico di Paola Minaccioni, (molto sicura anche nelle scene drammatiche) e la freschezza sexy di Ilaria Spada. Il risultato è una variante sul tema: cosa faresti se la vita ti offrisse di diventare un’altra persone per una settimana? Che è proprio ciò che accade al tassista Brignano, che ritrova un mazzo di chiavi di una ricca coppia di clienti, partiti in vacanza, e decide così di usufruire di villa con piscina e bolidi nel garage. Ad un party conosce l’avvenente Lola, il personaggio di Ilaria Spada, che finge di vivere una vita che non le appartiene, e su cui fantastica un destino diverso dal suo.

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Ma Brignano alla conferenza stampa di presentazione del film, non ha il minimo dubbio nel rispondere alla domanda su una vita sognata ed alternativa. «Se avessi una settimana di tempo per vivere la vita felice di un’altra persona, vivrei esattamente la mia»», risponde aggiungendo però che fare questo film è stata una sfida interessante, soprattutto per un aspetto del suo mestiere, quello dell’improvvisazione. «La più grande soddisfazione per un attore che fa ridere grandi folle, è avere la possibilità di fare qualche piccola citazione, come in questo film, perché le storie in fondo poi si assomigliano. E’ come fare un quadro, non avendo un murales, ma pochi centimetri di spazio. In fondo la Gioconda è piccola ma è il nostro quadro più importante. Uno come me deve trovare nella sfumatura, il gusto per l’improvvisazione, che può arrivare al primo ciak o all’ultimo».
 


Il regista non nasconde che l’ispirazione per il film è stata la comicità di Alberto Sordi, interprete anche lui di un “tassinaro” al cinema. Anche se il tema caro a Pondi è quello dell’identità: «nella società di oggi è più importante essere o apparire? In questo film il personaggio s’interroga sulla sua vita, sulle soddisfazioni e frustrazioni, allora rubare la vita di un altro è un po’ come sfidare il destino, per capire quello che ti mette davanti. Il protagonista è un uomo qualunque, che riesce a barcamenarsi nella vita di tutti i giorni». Aggiunge ancora Brignano. «Le scene drammatiche mi hanno interessato più di quelle comiche. Poi ho incontrato il regista a cui ho detto, più è difficile la scena più mi diverto, ma io non sono un attore che dopo ogni scena controlla sul video come è venuto. Lascio al regista la responsabilità di scegliere e montare. A proposito di scene drammatiche, quella finale fatta con Paola Minaccioni, in realtà è stata la prima in assoluto che abbiamo girato dentro una piccola cucina, dove era difficile girarsi, è la sequenza più drammatica del film, perché sono le dinamiche classiche di una coppia, che conosciamo, perché sono le nostre o di amici. E quelle situazioni di confusione di identità io le conosco bene».

Ed a proposito del lavoro in coppia con Brignano, se per Spada «è stata una sorpresa lavorare con una persona umile, nonostante la sua grande bravura», Paola Minaccioni ammette «avevo paura di lavorare con un capo comico come Enrico Brignano, si poteva avere il timore di essere schiacciati dalla bravura e dall’abitudine di essere al centro della scena, ma così non è stato».

Infine una considerazione del comico romano, sulla sua vincita personale. «La mia vincita è stata il palcoscenico, dove posso esibirmi, un luogo definito dove sono in compagnia di masse di pubblico.
Il problema è quando scendo dal palco, e sono nella vita vera, lì devo stare attento alle persone, a me stesso, a non commettere gli errori perché si improvvisa sempre».

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