Da un garage di Acilia alla firma con Netflix: la storia dei giovani sceneggiatori di Baby, la serie sul caso squillo ai Parioli

Da un garage di Acilia alla firma con Netflix: la storia dei giovani sceneggiatori di Baby, la serie sul caso squillo ai Parioli
di Filippo Bernardi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 12 Novembre 2018, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 15:21

Da uno scantinato di Acilia a un contratto con Netflix. La parabola ricorda (con le dovute proporzioni) quella di Steve Jobs e del garage da cui partì, arrivando a fondare la Apple, solo che stavolta i protagonisti sono italiani e giovanissimi: cinque aspiranti sceneggiatori tutti sotto i 30 anni contattati dal colosso dell'intrattenimento online e assoldati per trasformare un loro soggetto in una serie tv. Parliamo di Baby, liberamente ispirata allo scandalo delle baby squillo scoppiato a Roma nel 2014. Debutterà il 30 novembre prossimo con 6 episodi, per la regia di Andrea De Sica e Anna Negri. Nel cast ci sono anche Isabella Ferrari, Claudia Pandolfi, Paolo Calabresi e Riccardo Mandolini, il figlio 18enne di Nadia Rinaldi.

I PERSONAGGI
Le giovani menti dietro a tutto quanto sono quelle di Antonio Le Fosse (25 anni, di Acilia), Eleonora Trucchi (26, Ventimiglia), Marco Raspanti (29, Roma), Giacomo Mazzariol (22, Castelfranco Veneto) e Re Salvador (28, romano di origini filippine). Sono loro, nel seminterrato di un appartamento alla periferia sud di Roma e in un ristorante filippino vicino alla stazione Termini, che hanno creato i personaggi di Chiara e Ludovica (interpretate da Benedetta Porcaroli e Alice Pagani), due adolescenti inquiete e ribelli che finiscono per condividere un inconfessabile segreto, ripercorrendo nella finzione lo scabroso sentiero che inghiottì le vite delle vere protagoniste di quei fatti di cronaca. Un giro di prostituzione con sullo sfondo i Parioli, tra clienti danarosi e weekend a Ponza.
 


Un soggetto tra tanti, pensato in uno dei mille pomeriggi trascorsi insieme a fare brainstorming, che però ha finito per attirare l'attenzione di Netflix. Talento e fortuna, dove la fortuna è stata che la società californiana cercasse un'idea per una serie tv ambientata nella Capitale che parlasse di adolescenti. Loro, che dal 2016 hanno formato un collettivo di nome grams* chiudendosi ogni santo giorno a scrivere storie, quell'idea ce l'avevano.

«La prima cosa che ci ha spinto a creare Baby è stata l'espressione baby squillo, così forte e contenente già in sé un conflitto», spiegano rivelando la semplice e terribile domanda che ha dato il via a tutto: «Perché a soli 14 o 15 anni si può arrivare a scegliere di prostituirsi?».
 
 

Ma finché le storie restano nello scantinato o nel ristorante dei genitori di Re, una coppia di filippini arrivata a Roma negli anni 80, lo sforzo sembra fine a se stesso. Poi, nella primavera 2017, il loro agente li mette in contatto con Nicola De Angelis della giovane casa di produzione romana Fabula Pictures che riconosce il potenziale di Baby e ne parla a Netflix. È la svolta. Dopo un primo colloquio via Skype e un aperitivo in piazza della Repubblica, arriva la telefonata decisiva, mentre sono tutti e 5 in macchina, di ritorno da Acilia. «Ci chiama Nicola in lacrime e ci fa: ragazzi ora si fa sul serio. È stato uno choc, per poco non abbiamo fatto un incidente dall'emozione».

Certo, nulla nasce dal caso. Alle spalle hanno tutti studi ed esperienze solidi: Antonio ha fatto la New York Film Academy (l'unico dei 5 ad aver studiato all'estero) e poi la Gian Maria Volonté dove ha conosciuto Re Salvador e Marco Raspanti. Eleonora Trucchi, incontrata e assoldata durante una masterclass di sceneggiatura al Kino, nel quartiere romano del Pigneto, ha studiato alla Silvio D'Amico mentre Giacomo Mazzariol è un giovane prodigio della scrittura, autore a soli 21 anni del bestseller Mio fratello rincorre i dinosauri, edito da Einaudi, con cui ha appena pubblicato un nuovo libro intitolato Gli squali. Chi più, chi meno, ha fatto gavetta sui set, magari come assistente regista, ma nessuno di loro aveva mai avuto esperienze come sceneggiatore.



IL SOGGETTO
Per scrivere il soggetto e costruire i personaggi di Chiara e Ludovica, i ragazzi di grams* non hanno potuto incontrare le vere vittime del caso baby squillo (che oggi si sono riappropriate delle loro vite, studiano e lavorano) ma hanno rintracciato chi le conosceva, come le ex compagne di scuola, e hanno studiato le carte giudiziarie del processo che nell'ottobre 2016 ha portato alle condanne definitive di sfruttatori e clienti.
Ma soprattutto, raccontano, «abbiamo scavato dentro di noi per ritrovare i sentimenti e le inquietudini dell'adolescenza».

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