Arriva sul set l'Intimacy Coordinator,
l'"arbitro" delle scene di sesso

Kim Basinger e Mickey Rourke in "Nove settimane e mezzo"
di Gloria Satta
6 Minuti di Lettura
Domenica 27 Novembre 2022, 16:37 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 08:12

Jack Nicholson e Jessica Lange impegnati in una rovente scena di sesso sul tavolo infarinato della cucina nel film ”Il postino suona sempre due volte”. Kim Basinger e Mickey Rourke ad alta gradazione erotica in ”Nove settimane e mezzo”. I travolgenti lesbo-amplessi tra Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos in ”Storia di Adele”....Sono alcune sequenze-cult del cinema erotico di tutti i tempi, tuttora in grado di regalare fremiti agli spettatori. Ma sarebbero state girate, e come, se in nome della correttezza politica sul set fosse stato presente un controllore, un consulente, insomma qualcuno autorizzato a influenzare la performance degli attori? In una parola, un ”Intimacy Coordinator”, la nuova figura professionale destinata a sopraintendere alle scene di sesso, nata e prosperata dopo il ciclone #MeToo quando la raffica di denunce contro le molestie, molte delle quali a scoppio ritardato magari di 30 o 40 anni, hanno convinto produttori e registi a cautelarsi attraverso regole ferree, paletti, accertamenti del consenso spesso al limite del ridicolo. Come del resto tutti gli eccessi del politically correct.
LE STAR. In America e in Inghilterra da qualche anno non c’è film o serie tv che non preveda sul set un Intimacy Coordinator: successi globali come ”Bridgerton”, ”Euphoria”, il ”Trono di spade”, ”Sex Education”, ”I May Destroy You”, ”Normal People” sono stati realizzati proprio alla presenza di questi nuovi professionisti, alcuni dei quali (Ita O’ Brien, Amanda Bluementhal, Alicia Rodis, Lizzy Talbot, Yarit Dor) sono ormai delle star richiestissime e pagatissime.
IN ITALIA. E ora anche in Italia, dove la proliferazione delle piattaforme ha fatto impennare la produzione, c’è chi reclama l’Intimacy Coordinator. Anche se, a onor del vero, nel nostro Paese di film erotici non se ne fanno dagli anni Settanta, cioè dai tempi delle gloriose docce di Edwige Fenech, Gloria Guida e Barbara Bouchet nei b-movies che hanno tenuto in piedi l’industria. Ma dobbiamo adeguarci agli standard internazionali, affermano le attrici e registe Georgia Lepore, Sara Palma e Manuela Parodi che hanno promosso a Roma, negli Studios di via Tiburtina, la prima giornata di introduzione alle Pratiche di Tutela degli Attori nelle scene di intimità a Cinema e a Teatro. Con il sostegno di celebrità come Sonia Bergamasco e Luca Argentero, il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura, la benedizione delle associazioni di categoria come Women in Film, Television & Media Italia, Mujeres nel Teatro, Unita, Artisti 7607, Antepac (truccatori), Wiftmi, e A.S.C. (costumisti), L.A.R.A. (agenti), Centro Sperimentale di Cinematografia. «E’ necessario introdurre questa nuova figura professionale anche in Italia», spiega Lepore, «perché gli attori devono sentirsi protetti. E non soltanto nelle scene di sesso, ma anche in quelle a base di violenza fisica o verbale, strattonamenti, insomma ogni volta che c’è un coinvolgimento fisico o emotivo importante».
IL BREVIARIO. Sono accorsi attori, ”coach”, doppiatori, registi, rappresentanti dell’industria, tutti impegnati a pendere per ore dalle labbra della star della giornata: Yarit Dor, 38 anni, fondatrice di Moving Body Artsun, un passato di ballerina e un presente di Intimacy Coordinator tra le più gettonate. Ha lavorato su molti set, compresi quelli di ”The Girlfriend Experience”, ”Bridgerton”, anche in Italia per la serie ”Domina” (e ha altre richieste, assicura). Davanti a una lavagna, Dor ha illustrato il senso e le regole del suo lavoro mentre la platea prendeva diligentemente appunti. Ha anche distribuito un opuscolo, ”Intro to Approaching Intimate Action”, il breviario delle scene di sesso secondo il politicamente corretto: con tanto di disegni e grafici, vi sono dettagliate minuziosamente le situazioni, i movimenti, le posizioni, i vari livelli di nudità (sopra la cintura, sotto la cintura, di fronte, di profilo, davanti, dietro...), perfino gli indumenti ”invisibili” da indossare per simulare il nudo nelle sequenze più spinte.
SUL SET. Ma come funziona in concreto? L’Intimacy Coordinator segue da vicino la scena di sesso come un arbitro di calcio, pronto a gridare «Fallo di mano!», «Fuorigioco!» o magari «Espulsione!» quando le cose si spingono troppo avanti? «Ma quando mai! Noi non siamo dei controllori o, peggio, dei censori», risponde Yarit che lavora in coppia con il compagno Enric Ortuño, «ma dei professionisti chiamati per garantire che le riprese si svolgano nel modo più tranquillo e sicuro per tutti: parliamo con gli attori, con il regista, decidiamo tutti insieme quante persone possono presenziare durante le riprese di determinate scene, aiutiamo a dirimere le eventuali controversie. Ad esempio, quando in una sceneggiatura c’è scritto ”i due fanno sesso”, cosa si intende? E fino a che punto gli attori sono disposti a spingersi? E’ necessario mettere in chiaro le cose prima, accertare che ci sia il consenso totale». Imprevisti, situazioni difficili? «Una volta venni chiamata da un produttore stressatissimo perché per motivi religiosi un’attrice si rifiutava di baciare il partner, cioè un uomo diverso da suo marito. Ho insegnato ai due protagonisti del film a simulare il bacio e loro hanno imparato così bene che io ho perso il lavoro. Ma almeno le riprese sono finite senza intoppi».
L’ATTORE. Tra i partecipanti alla giornata per l’Intimacy Coordinator spiccava Paolo Calabresi. Che ci fa in questo contesto l’irresistibile interprete di "Boris" e tante altre commedie? «Lo, so le scene di sesso non me le faranno mai fare», scherza Paolo, «ma credo che L’Intimacy Coordinator sia indispensabile non solo per tutelare gli attori ma anche per la buona riuscita di un film. Su un set mi è capitato di vedere un’attrice giovane in grande difficoltà: desiderosa di fare bene il suo lavoro, si era spinta oltre i suoi limiti ma poi è scoppiata a piangere, si sentiva umiliata».
LA TESTIMONIAL. Sonia Bergamasco, attualmente impegnata a girare una serie internazionale, ha accettato di fare da testimonial all’iniziativa di Lepore, Palma e Parodi. «Penso che L’Intimacy Coordinator sia una figura importante.

Può rappresentare una ulteriore forma di coaching capace di agevolare le riprese delle scene sensibili, garantendo a tutti più serenità e consapevolezza. Insomma, può essere un valore aggiunto sul set», spiega la grande atttrice, «anch’io, qualche anno fa, ho vissuto dei momenti di imbarazzo perché il regista non era in grando di prendere in mano la situazione...Se opportunamente inserito nel tessuto artistico, l’Intimacy Coordinator può contribuire a stabilire la giusta temperatura delle riprese. Oggi a qualcuno può apparire una figura limitativa dell’espressione artistica, ma nel futuro è destinata a diventare naturale». E’ d’accordo Vittoria Puccini, presidente dell’associazione Anita: «Non considero l’Intimacy Coordinator come controllore ma come un aiuto», spiega, «più vado avanti e più girare certe scene mi mette in imbarazzo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA