Antonia Truppo: "Nel film di Prosatore
la mia Napoli dell'adolescenza"

Antonia Truppo nel film "Piano Piano"
di Gloria Satta
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Venerdì 17 Marzo 2023, 11:12
Una storia di formazione ambientata nella Napoli degli anni Ottanta, tra le periferie difficili e il culto di Maradona, di ispirazione sentitamente autobiografica: «Quand’ero ragazzina venni sfrattata con la mia famiglia da una palazzina di Secondigliano e quel ricordo me lo sono portato sempre dentro», racconta Antonia Truppo, protagonista, produttrice e co-sceneggiatrice del film ”Piano Piano”, primo lungometraggio del compagno Antonio Prosatore, appena uscito in sala. Napoletana, formata in teatro alla scuola del grande Carlo Cecchi, sguardo penetrante e sensibilità multiforme, l’attrice, 46 anni, due David di Donatello consecutivi (vinti nel 2016 per ”Lo chiamavano Jeeg Robot” e l’anno dopo per ”Indivisibili”), racconta la sua nuova esperienza cinematografica. Nel film di Prosatore interpreta la mamma di un’adolescente (Dominique Donnarumma) che cresce in un quartiere destinato ad essere smantellato e scopre il mondo grazie all’incontro con un coetaneo (Giuseppe Pirozzi) e con il ”Mariuolo”, un delinquentello interpretato da Massimiliano Caiazzo, l’attore-rivelazione di Mare Fuori.
METAFORA. «Negli anni Ottanta non sapevamo cosa ci aspettasse. L’infanzia era finita e davanti a noi c’era un mondo sconosciuto. Il film è una metafora della vita con le sue trasformazioni», spiega Antonia. Il progetto di Piano Piano è nato 7 anni fa, rivela, «quando raccontai ad Antonio la storia dello sfratto e lui mi convinse a mettere i miei ricordi nero su bianco. Poi ho deciso di interpretare un ruolo a forza di fare da ”spalla” ai provini per gli altri attori».
LA CITTA'. Napoli, sempre più effervescente di creatività e nuovi talenti, l’ha lasciata tanti anni fa per vivere a Roma con Prosatore e i loro due figli. «La voglia di tornare nella nostra città c’è da sempre, ma l’80 per cento del nostro lavoro si svolge a Roma e non siamo ancora pronti a fare le valigie». Napoli è ben rappresentata dal cinema di oggi? «Credo di sì, anche la tradizione della nostra lingua, così radicata, garantisce autenticità». Ed è proprio all’ombra del Vesuvio, racconta, che l’esigenza di recitare «si manifestò prepotente, come una scintilla o meglio una chiamata quando ero giovanissima. Se non avessi fatto l’attrice sarei stata infelice...A 18 anni affrontai il primo provino e venni accettata in una scuola di teatro. Da allora non ho più smesso».
LA SVOLTA. Antonia fa compagnia con Cecchi per 15 anni, «interpretando le eroine drammatiche più affascinanti». Poi i due David di Donatello le aprono nuovi orizzonti: «Io, nata in palcoscenico, ho capito che potevo avere una carriera cinematografica. Non partire più in tournée, tra l’altro, mi avrebbe permesso di stare con i bambini. Ho capito che il set poteva essere il mio lavoro». Al suo attivo i film ”Luna rossa” di Antonio Capuano, ”Gli sdraiati” di Francesca Archibugi, ”Se son rose” di Leonardo Pieraccioni, ”Qui rido io” di Mario Martone, i serial ”La squadra”, ”L’ispettore Coliandro”, ”Montalbano” (”Il metodo Catalanotti”), il recente ”Corpo libero”. Ha appena girato ”Non sono quello che sono” di Edoardo Leo e la vedremo presto nel nuovo film di Piazza e Grassadonia, i registi di ”Salvo”, accanto a Toni Servillo e Elio Germano: «E questa volta niente Napoli, farò una donna siciliana».
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