Angelina Jolie va alla guerra:
«Ecco il mio secondo film da regista»

Angelina Jolie va alla guerra: «Ecco il mio secondo film da regista»
di Andrea Carugati
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Venerdì 16 Gennaio 2015, 13:35 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 13:15
Il produttore Scott Rudin, in una delle mail pubblicate dagli hacker della Sony, l’ha definita «una mocciosa senza talento», ma Angelina Jolie, già Oscar come attrice per Ragazze Interrotte, è uno dei grandi nomi esclusi quest'anno dalla lista delle principali nomination. Solo candidature marginali per il suo "Unbroken", in uscita a fine mese in Italia, (miglior sound editing,

sound fixing e fotografia). Peccato perché Unbroken, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale (nelle sale italiane dal 29 gennaio), racconta la storia di Louis Zamperini, figlio di immigrati italiani, corridore olimpico, poi soldato dell’esercito americano catturato dai giapponesi, che dopo una lunga prigionia ed essere ormai stato dato per morto, riuscì a sopravvivere e tornare a casa dimostrando una tenacia e una forza di volontà formidabili.



Di Louis Zamperini, Angelina Jolie era molto amica. Lo aveva conosciuto qualche anno prima di dedicargli Unbroken e ne era nato un rapporto affettivo così importante che la diva era accanto ai suoi familiari quando, a pochi mesi dall’uscita del film che avrebbe fatto conoscere la sua storia al mondo, Zamperini è venuto a mancare.

«La storia che racconto, e il suo protagonista, dimostrano che chiunque sfruttando la propria forza di volontà può cambiare, migliorare, diventare un eroe. Vorrei che questo messaggio passasse ai miei figli».



L’attrice e regista si commuove quando parla dell’amico. «Poco prima di morire, nella sua stanza di ospedale, gli ho fatto vedere una versione ancora grezza del film: era felice che la sua storia venisse raccontata al cinema. Anche lui, come me, credeva che la sua parabola potesse ispirare altri a trovare la forza di andare avanti quando tutto sembra perduto».

Il film della Jolie è basato sul libro Unbroken: Sopravvivenza Resistenza. Riscatto, di Laura Hillenbrand (Mondadori). Atleta olimpico nel 1936 a Berlino, Zamperini sopravvisse a un incidente aereo quando prestava servizio sui bombardieri della Seconda Guerra Mondiale e sopravvisse per 47 giorni su una zattera. «Mi raccontò che fu anche attaccato da uno squalo ma riuscì a liberarsene affibbiando all’animale un poderoso pugno sul naso». Fatto prigioniero dai giapponesi, passò due anni in un campo di concentramento sopportando terribili abusi da parte dei suoi carcerieri. Quando la guerra finì decise di aiutare gli altri diventando unmotivational speaker. Il suo motto fu ”Perseverare e mai, mai arrendersi”».



Signora Jolie, chi era Louis Zamperini?



«Un uomo straordinario, nonostante la sua vita difficile. Nato povero, figlio d’immigranti italiani, ha condotto un’esistenza problematica, piena di scelte sbagliate. Ma ha avuto la forza di fare un passo avanti, e con la sua vita ha ispirato gli altri. Nella sua esistenza ha dimostrato che tutti possiamo essere eroi e che c'è una grande forza dentro di noi».



Perché per interpretarlo ha scelto un attore poco noto, Jack O' Connell?



«Non volevo che ci fosse una star dietro la figura di Zamperini, sarebbe stata una scorciatoia per ottenere i finanziamenti ma cercavo l’attore giusto e Jack lo era. Jack O’Connell è una persona determinata e ha la stessa luce negli occhi di Louis. Ha quella mascolinità che era necessaria, un'aria antica, e soprattutto nella sua vita ha vissuto grandi momenti di difficoltà. Sapeva quindi dove trovare certe emozioni».



Questo è il suo secondo film come regista. Più facile la seconda volta?



«Direi di no. Ho passato molte notti sveglia, piena di dubbi se stavo facendo bene, volevo raccontare la storia di Louis nel migliore modo possibile e non è stato facile, sono molto meticolosa quando faccio un film e questa storia mi ha coinvolto emotivamente, cosa che non aiuta. Ma ho trovato collaboratori meravigliosi, come i fratelli Coen che hanno curato la sceneggiatura, brillante e divertente, traendo dal libro della Hillenbrand il meglio e concentrandosi sui fatti salienti della vita di Zamperini e sul suo messaggio».



C’è bisogno di messaggi di speranza nel mondo?



«Altroché. Ogni mattina leggiamo sui giornali di tragedie, epidemie, violenza, mi sono detta che voglio credere che gli esseri umani saranno in grado di garantire un futuro più roseo alle prossime generazioni. Per farlo occorre seguire l’esempio dei migliori, di chi non si arrende. Zamperini era uno di questi. Un esempio? Durante la prigionia, per tenere alto il morale dei compagni di sventura, insegnava le ricette italiane imparate dalla mamma. Lui diceva sempre di non essere non era una persona eccezionale, ma che voleva mostrare agli altri, alla gente comune, quanto fossero speciali loro. Si sbagliava: il mio amico Louis Zamperini era davvero una persona eccezionale».
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