Addio a Scola, alla camera ardente anche una Sophia Loren commossa

Addio a Scola, alla camera ardente anche una Sophia Loren commossa
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Giovedì 21 Gennaio 2016, 13:47 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 16:29

È arrivata anche Sophia Loren alla camera ardente di Ettore Scola allestita alla Casa del Cinema di Roma dove, da stamattina, personaggi del mondo dello spettacolo e gente comune si è messa in fila per rendere omaggio al regista.


L'attrice, pantalone nero con foulard beige, è salita discretamente da uno degli ascensori interni ed è entrata in sala Deluxe, dove si trova il feretro del cineasta con su lo sfondo su un grande schermo le sue foto sul set e nella vita. Sophia Loren si è fermata a parlare e ad abbracciare le figlie di Scola, Paola e Silvia, e la moglie Gigliola, scambiando anche un saluto con Erminia Manfredi. Uscendo l'attrice, accompagnata tra gli altri da Enrico Lo Verso, ai giornalisti ha detto soltanto: «Per l'emozione non riesco a parlare».

«Conoscevamo naturalmente la grandezza di papà, ma ci ha stupito questo amore planetario per lui che è arrivato da tutte le parti, anche da paesi come gli Stati Uniti, la Francia, la Germania. Papà ci lascia molto di più di quello che si porta via e quindi dobbiamo essere contenti», ha detto Silvia Scola, una delle figlie del regista.

«Scola era un uomo dai tanti talenti, quello artistico, il suo impegno civile e la sua capacità di aiutarci con il cinema a capire come cambiare la società», sono le parole usate dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, arrivando alla camera ardente. «È stato un cineasta - ha aggiunto - che ha saputo raccontare grandi eventi della storia mostrando anche come continuasse nel frattempo la vita delle persone. Aveva un occhio attento e non si è mai voltato dall'altra parte davanti ai temi più difficili». Come film preferito il presidente della Camera cita 'Una giornata particolarè, penso ci abbia segnato tutti«, ha risposto.

«Scola è il regista che ha rappresentato meglio l'evoluzione e l'involuzione del nostro Paese. Per me era anche un vero amico, per avere il senso della sua grandezza basta aver rivisto ieri sera 'Una giornata particolare'. È stato uno dei principali protagonisti di una stagione straordinaria del cinema italiano», ha detto l'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Presente anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti («Un grandissimo intellettuale, mite, curioso e generoso. Sempre pronto ad impegnarsi in prima persona») e Gianni Letta (
«Anche lui avrebbe voluto essere ricordato ridendo e scherzando come con il suo cinema  nel quale ha unito mitezza, generosità, serietà e ironia per farci riflettere sui vizi e difetti di questo Paese. Anche con il suo impegno in politica per tutti noi è stato un monito costante, mai serioso e noioso ma sorridente»).

«Ettore ci ha insegnato il garbo e l'eleganza, non riusciremo mai ad essere alla sua altezza. Ci ha sempre raccomandato di evitare la retorica e ogni iperbole, per questo oggi evitiamo di raccontare aneddoti e i 'c'ero anch'iò per dire semplicemente di essere felici di averlo conosciuto», ha detto Paolo Virzì.

Tra i primi ad arrivare, oltre a Giorgio Napolitano, Eugenio Scalfari, Walter Veltroni, Pier Ferdinando Casini, Simona Marchini e Carlo ed Enrico Vanzina. «Scola è stato un eroe del cinema italiano - ha commentato Enrico Vanzina - ci ha insegnato che i film per farli bene bisogna scriverli e che attraverso la commedia si può parlare di tutto». Il premio Oscar Dante Ferretti lo definisce «un genio, mi manca molto. Abbiamo fatto insieme solo un film e grazie a lui ho vinto il mio primo David di Donatello». «Ettore era un vero maestro, sempre con il sorriso, un grande raccontatore», dice Liliana Cavani.


«Ettore diceva sempre 'io sono un comunista', intendendo il senso più alto della parola politica che lui amava e che oggi ha perso di significato. Per lui invece era uno strumento di conoscenza», ha detto Paolo Taviani. «Oltre che un grande amico - ha aggiunto - era un grande regista, di un cinema che rappresentava la realtà con la tragedia, la commedia, la tragicommedia, lui sfuggiva a ogni definizione. Era in grado di parlare dell'amore e della cattiveria degli uomini».

«Devo tutto ad Ettore, grazie a lui ho cominciato a lavorare nel cinema, era una delle persone più gentili che abbia mai conosciuto», è invece il ricordo di Ricky Tognazzi. Marco Pontecorvo, regista e figlio di Gillo, ricorda l'amicizia che aveva con suo padre: «Mi piace immaginarli insieme in cielo, anche con Rosi, Lizzani, Monicelli e gli altri grandi che abbiamo perduto, mentre ci guardano e sorridono». Gian Luigi Rondi, il decano dei critici italiani, dice di aver perso un amico e che «tutti noi abbiamo perso uno degli ultimi grandi del cinema italiano».

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