Espon, da crisi spinta a modello più equo e sostenibile

Espon, da crisi spinta a modello più equo e sostenibile
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Lunedì 20 Giugno 2022, 12:00 - Ultimo aggiornamento: 09:30
BRUXELLES - Guerra e pandemia non hanno scosso l'agenda politica al punto da modificarla, al contrario hanno messo in luce l'urgenza di un cambiamento radicale su un ampio ventaglio di temi, con l'effetto di rafforzare il Green Deal europeo. Lo scrive il capo dell'Agenzia francese per la coesione territoriale (Anct), Yves Le Breton, in un intervento sul semestrale TerritoriALL, in pubblicazione nei prossimi giorni, a cura del programma studi Espon, specializzato in analisi regionali.
Le due crisi, osserva Le Breton, hanno ricordato quanto siano concrete questioni, quali la sicurezza dell'approvvigionamento di energia, cibo, farmaci, che sembravano astratte finora per molti cittadini. Questi temi, in testa alle priorità della presidenza francese del Consiglio Ue, hanno tutti un impatto sulla gestione dei beni pubblici, il più importante dei quali è l'uso del suolo. Il Green Deal, scrive Le Breton, ha già suggerito un modello di sviluppo più efficiente dal punto di vista energetico, più rispettoso della biodiversità e improntato ad una migliore tutela del suolo e del territorio.
La sfida, secondo il capo dell'Anct, risiede nella necessità non solo di "progettare territori e città più sostenibili", ma anche di "proteggere i terreni agricoli, di monitorare i rischi per l'approvvigionamento energetico e di ricollocare la produzione di beni essenziali e di interesse strategico". L'insieme di questi elementi, osserva Le Breton, rafforza i vincoli all'uso del territorio e l'attuazione del Green Deal. "Pianificare le nostre esigenze razionalizzando l'uso del territorio e delle risorse - sottolinea Le Breton - è strategico per garantire condizioni favorevoli a uno sviluppo più autonomo, ma anche per garantire una buona qualità di vita a tutti i cittadini europei".
Per questo occorre una pianificazione territoriale strategica che non sia più guidata, come nel dopoguerra, da "imperativi di crescita, ma anche e soprattutto dalla consapevolezza, da parte degli attori locali, che una gestione più razionale del proprio patrimonio territoriale sarà una delle condizioni fondamentali" per uno sviluppo resiliente e sostenibile in tempi di transizione e crisi che si succedono. Un cambiamento di paradigma che porterà anche ad una "maggiore innovazione".
"La progettazione di sviluppi urbani più equi, più sostenibili e meno energivori sono ancora eccezioni che devono diventare rapidamente la regola", esorta Le Breton. Questi nuovi modelli territoriali richiedono relazioni più equilibrate tra aree urbane e rurali, spiega infine il direttore dell'Anct, che intravede nel cambio di marcia impresso dalla pandemia una opportunità per queste ultime di aumentare la qualità dei servizi offerti. L'emergenza sanitaria, che ha aumentato l'attrattività delle aree rurali "potrebbe essere la scintilla di una svolta".
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