Formazione: ancora in crescita in Italia il numero di laureati

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Venerdì 3 Marzo 2023, 14:13

Cresce il numero dei laureati in Italia. Stando agli ultimi dati rilasciati da AlmaLaurea, il consorzio universitario che analizza le performance di studio nel mondo accademico e i relativi sbocchi professionali, i laureati nel 2021 sono stati circa 300.000, registrando una crescita significativa rispetto all'anno precedente.

I dati, oltre a essere in linea con un trend che, ormai da tempo, si conferma in costante aumento, sono da ritenersi significativi anche per l'omogeneità nei risultati, che vedono coinvolti 77 atenei in tutto, equamente distribuiti sull'intero territorio nazionale: 28 al nord, 23 al centro e 26 al sud. 

Tuttavia, nel prossimo futuro si potrebbe assistere a un’inversione di tendenza, se si guarda ai dati sulle immatricolazioni per quanto riguarda gli anni accademici 2021/2022 e 2022/2023. Stando alle rilevazioni dell’ufficio statistico del Ministero dell’Università, infatti, in questo biennio si è registrata una flessione piuttosto importante: nel dettaglio, si parla rispettivamente di 306.763 e 307.818 immatricolati, a fronte dei 316.570 del 2020/2021.

Il dato potrebbe essere influenzato da diverse variabili, ma tra i fattori maggiormente impattanti si stima possano esserci i costi universitari, che il più delle volte finiscono per gravare pesantemente sulle famiglie.

Del resto, se si prendono in considerazione i corsi di laurea triennale, magistrale o a ciclo unico, le spese – che solo in alcuni casi sono coperte da eventuali borse di studio – possono essere piuttosto variabili.

Il 10° rapporto nazionale Federconsumatori sui costi degli atenei italiani, ad esempio, prendendo in considerando gli importi massimi applicati dai diversi istituti accademici, ha stilato la classifica delle tre facoltà italiane dove studiare costa di più – Padova al primo posto, seguita da Milano, al secondo, e da La Sapienza, al terzo – segnalando una tassazione sensibilmente più alta per le facoltà scientifiche rispetto a quella prevista per le facoltà umanistiche.
 

La laurea in costi

Tra i costi da sostenere durante il periodo di studi non ci sono soltanto le tasse universitarie, che tra quota d'iscrizione e contributi annuali possono oscillare significativamente in base all'ateneo, alla località, alla facoltà prescelta e alle condizioni economiche dello studente: al calcolo bisogna sommare anche i libri da acquistare e le eventuali spese accessorie.

Inoltre, i costi possono lievitare significativamente in caso di pendolarismo. In questa circostanza, ad esempio, gli esborsi variano in base alla tipologia di mezzo adoperato per gli spostamenti – treno, autobus o automobile – e alla lunghezza del percorso da effettuare. Nel caso in cui lo studente sia fuori sede, poi, è necessario considerare anche vitto e alloggio. Il tutto, senza tenere conto che le spese possono crescere significativamente per ogni anno fuori corso, e richiedere un esborso extra se si decide di vivere un'esperienza di studio all'estero.

In ogni caso, è bene considerare che al giorno d’oggi, per sostenere le spese universitarie, è possibile ricorrere anche a un piccolo prestito, una soluzione che permette di accedere alla somma di cui si necessita in brevi lassi di tempo, usufruendo per la restituzione di un tasso fisso e di una rata costante, in grado di favorire una pianificazione finanziaria ottimale da parte dei richiedenti.
 

Laurea e occupazione

Naturalmente il titolo accademico si rivela cruciale dal punto di vista lavorativo, a prescindere dalle esperienze di studio effettuate oltreconfine. Tuttavia, esse in alcuni casi possono rivelarsi un plus: AlmaLaurea ha infatti rilevato che, a parità di condizioni, un'esperienza all'estero, sia condotta attraverso iniziative riconosciute dal corso di studi, sia attraverso canali autonomi, offra maggiori probabilità di impiego, con percentuali rispettivamente del +15,4% e del +11,8%.

In linea generale, invece, stando ai dati dell’ultimo report ISTAT sui livelli di istruzione e ritorni occupazionali, il tasso di occupazione per coloro che hanno una laurea è dell'82,1%, contro il 70,3% dei diplomati. Si tratta di dati positivi come quelli relativi alla retribuzione: secondo l'ultima fotografia di AlmaLaurea, i detentori di una laurea di primo e di secondo livello oggi percepiscono rispettivamente il 9,1% e il 7,7 in più rispetto al 2019

Inoltre, l'ISTAT mostra che l'aumento del tasso di occupazione registrato tra il 2020 e il 2021 negli individui di età compresa fra i 25 e i 60 anni, è stato più accentuato per coloro che avevano conseguito un diploma di laurea. Senza contare il valore del titolo terziario durante la pandemia, periodo nel quale l'occupazione dei laureati ha subìto effetti negativi più contenuti rispetto a quella di individui con un grado di istruzione più basso.

Per quanto riguarda invece i corsi di laurea più scelti, non sorprende vedere in cima alle preferenze delle matricole per l’anno accademico 2022/23 la facoltà di psicologia, con un aumento dell'11%: un risultato sul quale potrebbe aver inciso il recente periodo pandemico.

Tra gli altri indirizzi che, stando ai dati del Ministero dell’Università, hanno registrato un aumento degli iscritti, ci sono anche informatica e ingegneria civile, mentre cala la percentuale di chi sceglie scienze, matematica, biologia, fisica e lingue.