Naturalmente, all’Ara Pacis di Roma armonia nella crescita: ecco le storie da raccontare

Naturalmente, all Ara Pacis di Roma armonia nella crescita: ecco le storie da raccontare
di Vittorio Bo
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Mercoledì 11 Dicembre 2019, 00:15

In coerenza con il Summit sull’Economia Circolare del 30 ottobre scorso, Il Messaggero propone oggi all’Ara Pacis un pomeriggio di attenta riflessione attenta sui temi ad essa strettamente correlati dell’alimentazione e della mobilità. 

In un Pianeta le cui risorse sono sfruttate sempre più intensamente, con un progressivo esaurimento per molte di esse e in cui la diffusione di patologie legate a una cattiva alimentazione è in aumento, risulta fondamentale trovare uno stile di vita e alimentare che favorisca il benessere umano e quello ambientale, oltre a ridurre gli sprechi e rendere più sostenibile la filiera alimentare. 

Altrettanto fondamentale risulta il tema delle nuove forme di sostenibilità nella filiera dei trasporti, sia pubblici che privati, che vedono una fortissima accelerazione verso un uso sempre più responsabile e condiviso. 
In entrambi questi settori l’Italia può vantare esperienze significative e campioni nazionali che interpretano il cambiamento in senso positivo, sia in termini di business che sociali.

Nella bellissima mostra in corso (resterà aperta fino al 5 gennaio) a Bologna presso la fondazione MAST Antropocene, il fotografo Edward Burtysky, con la collaborazione dei cineasti Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier, ci accompagna in un viaggio diretto e immersivo in giro per un mondo che abbiamo trasformato e reso instabile.

Antropocene è un termine coniato all’inizio del nuovo millennio e divulgato dal grande chimico e premio Nobel Paul Crutzen per indicare un passaggio epocale da uno stato di natura a quello dove l’uomo assume pieno controllo della Terra senza curarsi di un equilibrio tra necessità, risorse disponibili e cura ecologica. Nella mostra – tra gigantografie, filmati, realtà virtuale – si compie, senza che vi sia alcun pre-giudizio degli artisti, un percorso che porta il visitatore ad una consapevolezza emotiva e critica di rara intensità. La visione delle miniere tedesche a cielo aperto o quelle delle colture agricole intensive americane hanno una loro ragione estetica, se messe in relazione con la capacità inventiva dell’uomo nello sfruttare ciò che è a disposizione. Ma l’allarme è evidente, non possiamo andare oltre e abbiamo ancora poco tempo, molto poco, per preservare le straordinarie barriere coralline di Pengah in Indonesia o le foreste della Columbia Britannica in Canada. In questi ultimi anni è cresciuta in modo significativo la consapevolezza dell’urgenza del problema, e mai come in questo periodo si discute di come possiamo raggiungere gli ambiziosi obiettivi posti dai protocolli sul clima a Kyoto e a Parigi, di cui COP25 in corso a Madrid dovrebbe non solo dare conto, ma porre ulteriori condizioni agli Stati del Mondo per un impegno serio, verificabile e duraturo.

Pensiamo a quanto fondamentale sia l’equa distribuzione delle risorse alimentari per rendere disponibili ad intere aree di popolazioni del pianeta i beni primari e cogliere uno degli obiettivi fondamentali degli SDGS delle Nazioni Unite (Goal2: Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile).

Nel recentissimo Forum del Barilla Center for Food and Nutrition a Milano, a dieci anni della sua costituzione, si sono tirate le fila di un grande lavoro sui temi del cibo e di una corretta alimentazione, che vede l’Italia tra i promotori più attenti e impegnati nelle analisi dei trend e nell’indicare soluzioni chiare e realizzabili.

Protagonisti della nostra economia come Esselunga sono da anni impegnati nella tutela della qualità del cibo, sui controlli, sull’educazione alimentare ai propri consumatori e sposano pienamente lo spirito e gli obiettivi degli SDGS.

Non vi è dubbio che il grande salto tra ‘800 e ‘900 sia stato prodotto dalla mobilità, ovvero dalla disponibilità per masse crescenti di uomini e donne di spostarsi dalle loro abitazioni verso i luoghi di lavoro, verso altre città, in altri paesi, come non si sarebbe potuto immaginare nel modo accelerato, economico, disponibile rispetto a quanto avvenuto. Questo processo ci ha resi più liberi, ma ha creato anche eccessi nei consumi e sempre più incompatibilità ambientale.

Su fronti diversi Eni e Aci stanno fornendo ai consumatori strumenti di trasporto alternativi, che si trasformano in comportamenti virtuosi e anche in migliori stili di vita, più sicuri e più compatibili con l’ambiente.
Al centro di tutto vi è una crescita della responsabilità individuale e sociale, una visione olistica dei problemi e una volontà di impegno collettivo in cui imprese e media svolgono un ruolo fondamentale.
 

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