La misericordia abbatte il muro dell'egoismo

La misericordia abbatte il muro dell'egoismo
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 9 Dicembre 2015, 10:31

Quando il Papa annunciò il Giubileo sulla Misericordia lo stupore fu generale. Un Anno Santo straordinario dedicato a cosa? Tra sbigottimento e sorpresa, anche fuori dalla Chiesa, prese a circolare una parola desueta, fuori moda. La misericordia. Nel linguaggio di tutti i giorni compare raramente. Sugli autobus, a scuola, al lavoro, in palestra. Nessuno la usa tanto. Si preferiscono i suoi sinonimi. Pietà, partecipazione, buon cuore.


Eppure le radici concettuali della misericordia, come ha spiegato Bergoglio, affondano in un terreno molto antico, altamente simbolico, che conduce alle fonti del cristianesimo. Gesù stesso viene descritto con un volto che esprime misericordia. La Madonna viene definita madre di misericordia. Dio è amore, quindi misericordia. La misericordia è foriera di energie speciali, è la capacità di agire per alleviare la infelicità altrui. È la misericordia che muove le persone in soccorso verso chi è solo o soffre, abbattendo i muri dell'Io per incontrare l'altro.

È come se il Papa volesse indicare ad una società dove predomina l'individualismo, a sbriciolare i muri, a varcare la soglia per mettersi nei panni di chi ha di fronte. Visto che con l'individualismo non ha molto a che vedere, l'etimo – misericordia – in una situazione del genere non poteva che finire in soffitta. Misericordia è l'opposto di egoismo, di durezza di cuore, di spietatezza. Francesco accarezza il sogno di fare riscoprire ai cristiani le sorgenti evangeliche in grado di tradurre le azioni in doni fruttuosi, in strumenti utili alla edificazione di un mondo migliore.
Il Giubileo straordinario serve a questo, a camminare assieme, verso un orizzonte in cui la Chiesa non è un più un castello-fortezza ma una dimora forte con i ponti levatoi sempre aperti.

L'immagine della misericordia è la forza che può avere una madre o un padre. È come valorizzare l'essenza stessa della vita, focalizzando quelle cose che possono rendere felici le persone. Misericordia si traduce in molti modi. Coltivare affetti, capacità di donare, essere inclini al perdono. Nella Bolla di indizione dell'anno santo straordinario, Misericordiae Vultus, spiccano gli orientamenti del Vaticano II e, in particolare, le riflessioni di Giovanni XXIII.
Aprendo il Concilio Roncalli chiese ai cristiani di utilizzare la medicina della misericordia, invece che imbracciare le armi del rigore, anche perché, disse, usare misericordia verso il prossimo non significa non essere giusti. Semmai aiuta a trasformare il male in bene. Insomma un miracolo. L'amore che perdona anche al nemico e lo muta in amico.

E così il Dio della misericordia è il Dio che vuole attrarre tutti, senza esclusioni, anche i peggiori criminali, previo (naturalmente) la consapevolezza del male fatto e la richiesta di perdono. In questi due anni di pontificato Francesco ha martellato spesso sul medesimo concetto: quando si parla di misericordia non si tratta di una riflessione astratta, un concetto freddo, accademico, quasi inconsistente. Al contrario. Occorre introiettare la coscienza per agire con uno sguardo nuovo, per abbattere le barriere e abbracciare il mondo, offrendo speranza . Esattamente come si comporterebbe un padre o una madre verso il proprio bambino. La misericordia di Dio insegna ai cristiani come comportarsi. Ragione e fede, esperienza ed annuncio, calati nella vita quotidiana, nei contesti lavorativi come in quelli familiari.

La misericordia deve entrare nei cuori e, di conseguenza, anche nel linguaggio, specchio del modo di pensare della gente. Nella Bibbia i salmi che offrono spunti per coltivare questo germoglio sono tanti. «Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. Il Signore sostiene i poveri, ma abbassa fino a terra i malvagi». E ancora. «Dio perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia».

L'Anno Santo avrà una dimensione ecumenica e, allo stesso tempo, una condivisione umana universale. Sul versante ebraico le pagine dell'Antico Testamento sono costellate di riferimenti alla misericordia, rammentando le opere del Signore compiute per il suo popolo nei momenti difficili della sua storia. Sul versante islamico, invece, tra i nomi attribuiti al Creatore dell'Islam vi è quello di “misericordioso e clemente”, una invocazione ripetuta dai fedeli musulmani che credono nella misericordia divina. Come dire che se esiste un Dio misericordioso e amante dell'uomo, i fedeli delle tre religioni monoteiste non possono contrapporsi e farsi la guerra, ma cercare strade per la fraternità. Proprio come Bergoglio ha insegnato a Bangui, in Centrafrica, dove ha aperto la prima Porta Santa.

Un elemento caratteristico è la Porta Santa che verrà attraversata da chi vuole ricevere l'indulgenza plenaria. I significati di questa porta sono simbolici e molteplici. Intanto indica il luogo del passaggio, l'entrare e l'uscire, del pellegrino e di Dio nella Chiesa, l'incontro e il dialogo, l'accogliersi, l'ascoltarsi, la comunione. Significa tutto questo e anche di più. Stavolta è stato stabilito che la porta santa venga aperta in diversi luoghi nelle chiese del mondo.

Le indicazioni sono quelle tradizionali, che vanno avanti da 8 secoli, e in parte alcune che introducono novità per aiutare un più alto numero di persone, anche quelle più lontane, ad ottenere l'indulgenza. Porte aperte nelle basiliche, nelle chiese locali, nei santuari. Anche a Gaza o ad Aleppo. Nelle carceri, dove nelle cappelle di alcuni istituti penitenziari, è stata autorizzata una Porta Santa. Tradizionalmente le porte delle basiliche sono quattro. San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa maria Maggiore e San Paolo Fuori le Mura. L'importante è il passaggio.

L'importante è una consapevolezza nuova.
Perché «l'architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti. Nulla del suo annuncio verso il mondo può essere privo di misericordia». Dio è amore.

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