Sono particolarmente lieto di fare giungere a Lei e ai Suoi collaboratori il mio saluto in occasione del 145esimo anniversario della fondazione de Il Messaggero, compiacendomi per la riflessione che, in tale circostanza, state portando avanti. Il vostro quotidiano nazionale, che ha attraversato la storia italiana dalla fine dell’Ottocento ad oggi, raccontandone la cronaca, raccogliendo i diversi volti del Paese e riflettendo sulle sfide che lo hanno segnato, rappresenta ancora un punto di forza del giornalismo e dell’informazione.
Un compito, il vostro, che vorrei incoraggiare e promuovere specialmente per la sua dimensione etica, dal momento che ci troviamo in una stagione sociale e culturale in cui diventa sempre più difficile discernere la verità distinguendola dalle fake news.
In tali appuntamenti, la Chiesa cattolica desidera richiamare l’importanza di ripensare la propria esistenza e chiedere perdono per le proprie mancanze, nella certezza che il Dio della misericordia e della compassione viene a trovarci e riconciliarci. Non si tratta però – è utile ricordarlo – di una sola pratica religiosa fine a se stessa, ma di un processo che, pur partendo dai singoli, coinvolge tutti i rapporti interpersonali, con l’intento di promuovere una visione di società più giusta e fraterna, in cui gli errori e le colpe vengono rimessi, chi ha sbagliato è aiutato a recuperare, la giustizia è ristabilita, e, cosi, si favorisce la riconciliazione e la costruzione di un mondo più solidale e soprattutto più umano. In tal senso, il Giubileo ha una valenza non esclusivamente religiosa, ma implica anche una rinascita etica, morale, sociale e culturale capace di guarire le ferite provocate dall’ingiustizia e dalle varie forme di violenza, di superare le disuguaglianze economiche e le discriminazioni, di rifondare un clima collettivo di fiducia e speranza, e di avviare processi di crescita umana integrale, con speciale attenzione per i più fragili e i più vulnerabili.
Si tratta allora di un Anno in cui dare corpo e forma al tema biblico della “liberazione”, in tutti i suoi risvolti antropologici e comunitari: intraprendere azioni e percorsi capaci di liberare le persone, le città, le nazioni e i popoli da ogni forma di schiavitù e di degrado. Sarà particolarmente importante poi riflettere su quanto abbiamo vissuto e sofferto durante la pandemia “che oltre ad aver fatto toccare con mano il dramma della morte in solitudine, l’incertezza e la provvisorietà dell’esistenza, ha modificato il nostro modo di vivere”; in riferimento a ciò, sarà necessario vivere con entusiasmo e partecipazione il prossimo Giubileo, che potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza” (Lettera a S.E. Mons. Fisichella per il Giubileo 2025). Concludo ringraziandovi per il prezioso servizio che rendete alla comunità, rinnovando i migliori auspici per tale importante evento. Vi saluto inviando a ciascuno la mia Benedizione. E vi chiedo, per favore, di pregare per me.
Città del Vaticano, 6 giugno 2023
Francesco
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