Giletti denuncia l'agente dei vip Presta, ma il reato è prescritto

Massimo Giletti
di Adelaide Pierucci
2 Minuti di Lettura
Domenica 29 Dicembre 2013, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 18:08
Aveva dato del ”quaquaraqu” a Massimo Giletti, ma per quell’epiteto mutuato da Sciascia l'agente dei vip Lucio Presta uscito indenne dal processo. I giudici di piazzale Clodio, che in primo grado avevano chiuso la vicenda con 700 euro per diffamazione, in appello hanno annullato la condanna per prescrizione. Presta, mai troppo pentito, anni fa aveva aggredito «verbalmente» Giletti in piazza Euclide, mentre il conduttore andava a messa. «Demente, bastardo, servo di Baudo, mezzo uomo», l'aveva beffeggiato prima di lanciargli uno sputo dalla sua Smart. Giletti, nel corso della trasmissione Domenica In, si era permesso di criticare artisti promossi da Presta, come Paola Perego e Paolo Bonolis. Così prima gli aveva mandato un sms provocatorio e poi, visto che, a suo dire, aveva avuto la fortuna di incrociarlo a piazza Euclide, era passato alle vie di fatto. Non soddisfatto, quando il caso era finito sui giornali si era sfogato dando a Giletti del ”quaquaraquà”, «uno che le cose non le risolve da uomo, ma interpellando la stampa». La denuncia di Giletti è del 2005. Nel 2009 viene disposto il rinvio a giudizio per Presta: risponde di ingiuria e diffamazione.



IL FATTO

Nel 2011 l'agente dei vip, assistito dall'avvocato Franco Coppi, viene assolto per le offese «perché», come ha scritto il giudice «non punibile per aver agito in stato di ira determinata da un fatto ingiusto altrui» e condannato a 700 euro per la diffamazione. I reati sono stati dichiarati prescritti in Appello. Eppure il giudice monocratico aveva sottolineato che «nessun dubbio può nutrirsi sul contenuto ingiurioso delle espressioni e degli epiteti che Presta rivolse a Giletti. Non solo, tale contenuto riguarda palesemente l'espressione mutuata dal romanzo di Sciascia, quaquaraquà, un termine per eccellenza indicativo dell'uomo da poco, molto propenso a parlare quanto privo di effettiva consistenza, che viene per questo posto nella categoria ultima e infima nella scala del valore degli uomini...».
© RIPRODUZIONE RISERVATA