​Picchiò la showgirl Carolina Marconi: venti mesi all'ex marito folle di gelosia

​Picchiò la showgirl Carolina Marconi: venti mesi all'ex marito folle di gelosia
di Erasmo Marinazzo
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Giovedì 8 Gennaio 2015, 15:07 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 21:36

Maltrattò la showgirl Carolina Marconi durante quegli otto mesi di matrimonio che - ha detto il processo - non furono proprio un sogno ad occhi aperti da incorniciare per tutta la vita.

Salvatore De Lorenzis, 46 anni, imprenditore di successo nel settore delle slot machine, è stato condannato ad un anno ed otto mesi di reclusione, nonché al versamento di una provvisionale di 30mila euro, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. La sentenza è stata del giudice della prima sezione penale, Sergio Tosi, che si è discostata dalle richieste del pubblico ministero onorario, del legale della Marconi e del difensore dell’imputato.

L’accusa ha infatti sostenuto che il processo avesse dimostrato la fondatezza dei tre capi di imputazione contestati a De Lorenzis: maltrattamenti in famiglia, violenza privata ed appropriazione indebita.

Due anni di reclusione, la richiesta di condanna alla quale si è associata l’avvocato Alessandra Meranda depositando una richiesta di risarcimento dei danni di 120mila euro. Con l’assoluzione si è conclusa, invece, l’arringa dell’avvocato difensore Francesco Fasano.

Dopo tre ore di camera di consiglio, il giudice Tosi ha sì condannato l’imprenditore ma ha ritenuto insussistenti le ipotesi di reato di appropriazione indebita e di violenza privata, per la Mercedes Classe E da 75mila euro che De Lorenzis trattenne dopo il rientro a Roma della consorte ed anche per le migliaia di euro di multe e di polizze assicurative notificate alla Marconi per infrazioni commesse dal marito.

Accuse precise e dirette quelle lanciate dagli avvocati nel processo tenutosi nell’aula-mignon “Cappuccilli 2” del Tribunale di Lecce. Alessandra Merenda, che difende la show girl con la collega Elena Garavaglia, ha attribuito all’impreditore salentino aggressioni fisiche, minacce, insulti ed un atteggiamento ossessivo scatenato da una incontenibile gelosia. Francesco Fasano, invece, ha sostenuto, che se qualche dissapore c’è stato, sarebbe inquadrabile nelle sole beghe coniugali. E che questo processo - ha detto ancora - si sarebbe dovuto tenere davanti ad un Tribunale civile invece che penale.

«Il processo ha provato tutte le accuse contestate all’imputato», è stato l’incipit dell’avvocato Merenda. «I maltrattamenti in famiglia per le aggressioni fisiche, le manifestazioni di disprezzo e le certificazioni mediche prodotte in atti. L’appropriazione indebita per la Mercedes Classe E trattenuta dall’imputato. E la violenza privata per i pedaggi e le polizze assicurative non pagate. Comportamenti reiterati nel tempo, dall’ottobre del 2009 all’agosto del 2010 e narrati nelle denunce di febbraio, maggio, luglio ed agosto».

Il legale della Marconi si è poi soffermato su alcuni degli episodi di cui si occupò l’inchiesta. Come l’incontro della sera del 2 febbraio del 2010 al ristorante “L’Ibiza” di Milano: «Oltre alle violenze fisiche la mia assistita subì una serie di frasi ingiuriose come “sei una troia”. E’ stata minacciata con un coltello mentre gli diceva “ti ammazzo, sei una s..., sei una t...”. A maggio, tornati a casa, gli chiese le chiavi della macchina per andare a recuperare il telefono cellulare. Al rientro lui le urlò a chi dovesse telefonare, chi dovesse sentire e poi la buttò sul letto per riempirla di pugni in testa e farle chiedere 100 volte perdono e la frase “mia madre è una t...”. Le strappò i capelli, la riempì di graffi e le strinse le mani attorno al collo causandole anche uno stato d’ansia che permane ancora oggi”. Entro 30 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza. Scontato il ricorso in appello.

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