LE SOCIETÀ
Oltre alle due società già esistenti da anni negli Usa, la Alcor ed il Cryonic Institute, ne è nata anche una in Russia, la Cryorus, ed in Europa l'Inghilterra e la Germania sono tra i Paesi con il maggiore seguito di crionicisti. Il fenomeno è in espansione. Il tutto in attesa che «la scienza della rianimazione tra 50 o 100 anni sarà molto più avanzata di oggi», perché - secondo Max More, capo della Alcor, - le persone «che oggi soccombono ad una condizione fatale sono in effetti recuperabili. L'obiettivo è riuscire a preservarli per il futuro, quando una tecnologia più avanzata sarà in grado di riportarli in vita». Le sacche di ghiaccio come un sudario, poi l'iniezione del crioprotettore al posto del sangue. Infine il lungo viaggio nell'azoto liquido a 196 gradi sotto lo zero. E colui che per il senso comune è un morto, qui diventa «paziente».
A sfidare la signora con la falce ci sono anche alcuni italiani. Uno di loro è già nei tewar da più di 2 anni. Aldo Fusciardi, un imprenditore morto a 75 anni nel 2012, è stato il primo italiano ibernato. Un suo amico, Giovanni Ranzo, ha fatto la stessa scelta ed ha firmato nel 2006 un contratto con il Cryonic Institute. «L'idea dell'ibernazione per me è una scommessa, l'unica alternativa all'estinzione», spiega Ranzo, insegnante romano di 55 anni. La vita perpetua a portata di tutti, ma senza aver fatto i conti con le leggi, con i budget delle società e con le distanze. «La crionica viene ancora gestita in termini economici, molto più che in ricerca», spiega Bruno Lenzi, che si occupa di estensione della vita. Lenzi critica anche «l'assenza di uno specifico testamento biologico».
I DUBBI
E alla mancanza di dati a livello scientifico, si aggiungono altri dubbi. Man mano che ci si allontana dalle strutture, i tempi per il trasporto verso la criopreservazione diventano più approssimativi. Tanto che qualche anno fa partì un progetto di residence pre-morte per i clienti, vicini alle strutture. Inoltre, non ci sono garanzie sulla solidità finanziaria delle stesse società. Ma c'è chi guarda al futuro con speranza. In attesa che il primo uomo dimostri che quelle cisterne non sono bare.