Darpa, in arrivo il chip per recuperare i ricordi nel cervello

Foto dal sito www.darpa.mil
di Giulia Aubry
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Venerdì 29 Agosto 2014, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 17:01
La vostra memoria non pi quella di una volta? O magari ne avreste sempre voluta un po’ di pi, fosse anche solo per non dimenticare compleanni, anniversari, password e pin del bancomat? Tranquilli. C’è chi sta lavorando per voi.



Quest’estate infatti il Darpa – l’agenzia statunitense che si occupa di ricerca avanzata nel settore della difesa – ha lanciato un progetto in tal senso, con scienziati e ricercatori delle Università della California e della Pennsylvania impegnati – come si legge nel loro sito – a progettare e realizzare “sistemi impiantabili, a circuito chiuso in grado di fornire una stimolazione neurale mirata che possa, in ultima analisi, aiutare a ripristinare la funzione di memoria”, in parole povere un vero e proprio chip da inserire nel proprio cervello per recuperare e potenziare i propri ricordi.



Naturalmente lo scopo, almeno così viene dichiarato nel sito del Darpa, è assolutamente terapeutico. Le cosiddette Tbis - le lesioni cerebrali causate da trauma - interessano, nei soli Stati Uniti, 1 milione e 700mila persone. E dal 2000 a oggi sono stati registrati oltre 270.000 casi tra i militari statunitensi, soprattutto in coloro che sono stati impiegati in Iraq e in Afghanistan. Nella stragrande maggioranza di questi casi la lesione si è tradotta in una compromissione della memoria relativa agli avvenimenti precedenti l’incidente e in una ridotta capacità in creare o conservarne di nuove anche dopo.



Il programma si chiama Ram, ovverosia (secondo una traduzione letterale) “ripristino della memoria attiva”. Sia l’acronimo che il nome “esploso” hanno evidenti allegorie informatiche e potrebbero portare il lettore o curioso, non troppo avvezzo alle questioni scientifiche, a porsi strane domande sul tipo di “dov’è la porta USB sulla mia testa?”, “posso caricarci anche i dati del telefonino?”, “ma anche con questo microchip potrò essere controllato?”, ecc. ecc. E certamente non aiutano altri precedenti progetti del Darpa, così strani da sembrare bufale più adatte al “mercato del complotto” che non alla ricerca scientifica. Nel blog di Lisa Bloom, analista e advisor per le questioni giuridiche che cerca di spiegare la giurisprudenza a chi ha poca dimestichezza con codici e normative, ne sono elencati almeno 12. Tra questi il sangue sintetico, che ricorda molto da vicino le bevande preferite dei protagonisti del telefilm True Blood, l’esoscheletro per i combattenti (naturalmente americani) del futuro, gli insetti robot, da utilizzare come arma cyborg e produrre in massa con le stampanti 3D, le braccia artificiali controllabili mentalmente (progetto cui sta lavorando anche il dottor Sheperd della serie Grey’s anatomy, che strana coincidenza!) fino al sottomarino volante, recentemente visto anche in un progetto cinese che circola da giorni nei social media.



Nonostante alcuni di questi progetti stiano un po’ segnando il passo e producendo scarsi risultati, c’è chi – come Michael Kahana, direttore del Computational Memory Lab dell’Università della Pennsylvania, direttamente coinvolto nel progetto – è convinto che tra quattro anni il chip di memoria sarà pronto.



“La memoria è come un motore di ricerca – ha dichiarato al magazine di informazione scientifica online IEEE Spectrum, lo stesso Kahana – nella codifica di memoria iniziale, ogni evento deve essere “taggato”. In seguito, per recuperarlo, bisognerà essere in grado di trovarlo il più rapidamente possibile utilizzando questi tag”.



Tutto ciò, dal punto di vista neurologico, si traduce in specifici impulsi elettrici che lo scienziato spera di riuscire a isolare per realizzare il chip. È solo la primissima fase e alcuni detrattori sostengono che lo scienziato sia un po’ troppo ottimista (anche se non nasconde la complessità del progetto). Il rischio è che anche il chip di memoria google-style finisca in un telefilm alla true blood (o magari ci è già finito) piuttosto che ottenere il suo scopo reale, o così dichiarato. Ma intanto è bello (o inquietante, a seconda dei punti di vista) pensare che tra una decina di anni potremmo non dimenticare più nulla.