Michael Jackson è stato ucciso premeditatamente: è questa, a quasi otto anni dalla morte del Re del pop, avvenuta il 25 giugno del 2009, la certezza dei familiari e, in particolare, della figlia Paris. Nonostante la sentenza che nel 2014 ha condannato Conrad Murray, il medico che aveva in cura il mitico cantante statunitense, per omicidio involontario, la secondogenita dell’interprete di Thriller, diciotto anni, continua infatti a non dare credito al verdetto del tribunale e, in un’intervista a Rolling Stone, si dice convinta del fatto che il suo illustre papà sia stato ammazzato intenzionalmente: “Può sembrare una teoria del complotto, può sembrare una stronzata, ma tutti i veri fan e la sua famiglia lo sanno: era tutto programmato".
Parole durissime che fanno un po’ il verso a quanto affermato nel 2011 da LaToya Jackson, sorella maggiore di Michael, che, durante un’ospitata al programma tv americano Joy Behar Show, disse di avere buone ragioni per pensare che, per quanto riguarda la morte del celebre fratello, tutto fosse “stato organizzato”.
Al di là delle opinioni dei parenti più stretti del Re del pop, ufficialmente, il giallo della scomparsa di Jackson è stato risolto nel 2014 con la conferma della condanna di Murray, che, a sua difesa, ha sempre sostenuto la tesi del suicidio involontario per somministrazione eccessiva di Propofol. Arrestato e condotto in carcere nel 2011, il dottore più discusso d’America oggi è un uomo libero, essendo uscito di prigione nel 2013 per buona condotta.