Nipote da parte di madre di Majorana, Roncoroni, che fonda le sue convinzioni soprattutto su una serie di testimonianze ricevute dai parenti, ritiene che l’omosessualità dello scienziato “sia intervenuta accidentalmente nella sua fine: muore da omosessuale ma non a causa della sua omosessualità. Conoscere meglio tutto quello che riguarda questo aspetto della sua vita relazionale sarebbe di grande aiuto per la sua biografia umana”.
Una biografia in cui avrebbero inciso non poco altri dissidi nati e sviluppatisi tra le quattro mura di casa Majorana: “Le motivazioni che lo hanno portato ad allontanarsi non hanno nulla di simbolico. Non sono una reazione a qualche sua straordinaria scoperta. I parenti gli rimproveravano di essere un teorico. Di non aver seguito le tracce dello zio Quirino, fisico sperimentale a Bologna che si adombrava spesso per il successo del nipote.”
Oltre a ciò, a Roncoroni pare assolutamente significativo il fatto che “nessuna donna fu mai collegata in alcun modo a Ettore Majorana, tanto da far avanzare autonomamente l'ipotesi di una sua omosessualità”. “Io - prosegue il saggista - so che Majorana ha ricercato e avuto incontri omosessuali nel periodo che va dal 1932 fino al concorso alla cattedra di Palermo, nel settembre del 1937".
Sulla scorta di queste risultanze e riflettendo sull’atteggiamento degli inquirenti, i quali, nel corso delle indagini, “di fatto restrinsero le ricerche di Ettore” all'interno degli ambienti gay, Roncoroni conclude che la presunta omosessualità dello scienziato, “se accertata, servirebbe a chiarire le dinamiche che hanno operato intorno alla sua scomparsa".
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