Whatsapp e Telegram/ La chat segreta per l’indigestione di vecchie libertà

di Francesco Durante
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Giovedì 7 Aprile 2016, 00:15
Avendo lavorato per una vita nei giornali, serbo memoria di certi capi redattori del tempo che precede l’invenzione del cellulare, i quali avevano il vezzo di terminare qualsiasi conversazione telefonica più o meno riservata con la seguente formula: «Buonasera anche a lei, maresciallo». Voleva alludere (un po’ gigionescamente, non c’è che dire) a un fatto preciso.

E cioè al fatto che poteva esserci qualcuno che quella telefonata l’aveva discretamente intercettata e[/FORZA-RIENTR] ascoltata. Da quell’epoca – un’epoca in cui non c’era nemmeno il fax – ogni cosa è cambiata. Soprattutto sono arrivati i telefonini e miliardi di persone hanno imparato prima a scambiarsi chiamate e messaggini, poi hanno scoperto le nuove app, e soprattutto l’attuale regina della comunicazione istantanea, non a caso acquistata per 19 miliardi di dollari da mr Facebook Mark Zuckerberg, vale a dire Whatsapp.

E insomma ora, mentre ancora non si sono del tutto placate le polemiche intorno al rifiuto di Apple di fornire all’Fbi le chiavi d’accesso all’iPhone del terrorista di San Bernardino, Whatsapp annuncia l’adozione della crittografia “end-to-end”, che sarebbe quella tecnica grazie alla quale messaggi e chiamate sono visibili soltanto ai due soggetti che stanno comunicando fra loro, e lo fa per l’appunto nascondendo messaggi e chiamate a tutti gli altri, compresa la società che fornisce il servizio. Bisognerà poi vedere se la Fbi, che alla fine è riuscita da sola a violare il sistema di sicurezza dell’iPhone le cui chiavi le erano state negate dal grande capo Tim Cook, saprà avere ragione anche di questo nuovo muro.

Nella società dell’ipersorveglianza (copyright Jacques Attali), una notizia come questa è insieme buona e cattiva. Buona perché mette a disposizione di centinaia di milioni di persone uno strumento che ne può difendere seriamente la privacy molto meglio di quanto non sappiano fare i telefonini di fascia più popolare. Altro che «buonasera maresciallo»: d’ora in poi ci si potrà affidare a Whatsapp per tutte quelle cosette quotidiane su cui intendiamo mantenere un rigoroso riserbo. Dunque, per fare un esempio, niente più coniugi fedifraghi beccati a mandare un messaggino all’amante (e, meglio ancora, niente più pm pronti a captarlo con la rete a strascico di un’intercettazione finalizzata a scoprire altre faccende). Possiamo dire che, benché centinaia di occhi ci seguano passo passo nelle nostre città e altrettanti orecchi ci ascoltino, almeno ci resta questa bolla di (relativa) tranquillità. La cattiva notizia è che ovviamente potremmo decidere di farne cattivo uso: nel qual caso, all’aumento della nostra sicurezza corrisponderebbe la diminuzione di quella altrui.

Dicono peraltro quelli che hanno dimestichezza con queste cose che ciò che Whatsapp annuncia adesso, tanti altri già da tempo le offrono ai loro clienti. E aggiungono che, nella maggior parte dei casi, quello della totale inviolabilità dell’applicazione è più un mito che una realtà effettiva, giacché tutto poi dipende dalla capacità delle persone di servirsi al meglio degli strumenti messi a loro disposizione. Bisogna insomma essere capaci di attivare il livello di protezione desiderato, e la cosa non è proprio da tutti. In ogni caso, resta il fatto che la scelta di Whatsapp, proprio in quanto rivolta a una platea enorme di utenti, rappresenta un passo abbastanza memorabile. Di sicuro, prima o poi qualcuno saprà trovare il modo di “craccare” la app malgrado i suoi nuovi superpoteri. Nell’attesa di questo prevedibile esito, fate dunque un’esilarante indigestione di libertà. Dietro le quinte, almeno per un po’, non ci sarà nessuno pronto, per dirla con Foucault, a sorvegliare e punire.
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