Slovacchia, sfida all'ultima fossa: al campionato dei becchini il record scende a 54 minuti

Slovacchia, sfida all'ultima fossa: al campionato dei becchini il record scende a 54 minuti
di Luisa Mosello
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Martedì 15 Novembre 2016, 21:12 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 18:37

Un campionato molto particolare quello che si è appena svolto in Slovacchia. Che riguarda un tema sempre attuale, nient'affatto morto e... sepolto. Sì, perché la gara in questione ha chiamato a raccolta i becchini dell’Europa dell’est. Come? Sfidandosi a colpi di badile per premiare la fossa più bella e scavata nel minore tempo possibile. Il campionato ha ripetuto il successo della prima edizione dello scorso anno e ha riunito undici squadre provenienti dalla Polonia e dall’Ungheria oltre che dal Paese ospitante. Che ha offerto la sede della competizione nella città di Trencin per l’occasione trasformata in una sorta di cimitero di prova.

Si è trattato di una vera e propria gara a tempo, una sfida all'ultima fossa basata su regole molto severe e  precie : per realizzare l’opera “finale” erano ammesse solo pala e piccone e nessun’altro attrezzo. Le misure ideali da rispettare rigorosamente? Due metri di lunghezza, un metro di larghezza e un metro e mezzo di profondità.
Massima concentrazione ma anche tanta autoironia fra i partecipanti che con l’aldilà hanno un rapporto speciale, per l’appunto molto profondo.

A vincere una coppa fiammante arrivando primi assoluti sono stati due fratelli slovacchi Ladislav e Csaba Skladan di 43 e 41 anni, che hanno creato in meno di un’ora, esattamente 54 minuti, la fosse perfetta. Quella che i giudici hanno definito la più ordinata. Da parte loro i becchini incoronati si son detti più che soddisfatti del riconoscimento arrivato dopo 15 anni di fatiche. Fatiche ampiamente ripagate da un lavoro davvero "eterno", che non conosce crisi. E che non li ha mai rattristati: «Ci facciamo lunghe e piacevoli chiacchierate mentre scaviamo» hanno confessato durante la cerimonia di premiazione. In questo caso proprio il contrario del cosidetto “silenzio di tomba”. 

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