A Bergamo un bar pieno zeppo di cimeli fascisti. Ma ora rischia di "chiudere"

Il bar dei cimeli fascisti a Bergamo
di Luisa Mosello
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Domenica 13 Marzo 2016, 16:24 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 12:35

Folkore o apologia del fascismo? Si riapre la questione legata ai cimeli del ventennio che qualche mese fa aveva portato alla ribalta un (nostalgico) bar di Bergamo che esponeva, e continua tranquillamente a farlo, una carrellata di oggetti di mussuliniana memoria. Oggi se andasse in porto la proposta di legge depositata qualche settimana fa alla Camera dal deputato Pd Emanuele Fiano - che equipara il commercio dei gadget fascisti al reato di apologia- "Colazione da Tiffany..", questo il nome del locale bergamasco, sarebbe a rischio. Se non di chiusura sicuramente di "rinnovo locali". Ovvero: addio alla sfilata di manifesti, stendardi, fasci littori e dintorni che campeggiano in ogni angolo del bar. Sì, perchè al bancone al posto del classico buongiorno e buonasera ci si scambiano saluti romani sotto lo sguardo attento del Duce.


Insomma, delle atmosfere newyorkesi e delle suggestioni in stile Audrey Hepburn respirate nel famoso film tratto dal romanzo di Truman Capote, resta ben poco, anzi nulla.  La "classe" come la intende il cinquantenne Vinicio Morzenti che questo bar lo gestisce da un bel po' di anni (a differenza di un altro locale che ha aperto sempre a Bergamo da pochi mesi con lo stesso nome ma senza alcuna velleità politica) può oscillare fra folklore e classismo nella carrellata di memorabilia della Repubblica Sociale. Un angolo di nostalgie da regime che aveva destato scalpore già la scorsa estate e provocato diverse polemiche per il suo acceso e accentuato carattere estremista al limite con il reato di apologia che a tuttoggi ha diverse zone d'ombra e si presta a varie interpretazioni. La sola esposizione di cimeli, per esempio, se non è accompagnato da un'attività politica manifesta e riconosciuta non è considerato tale. Almeno finora. Le cose potrebbero cambiare se passasse la proposta in tema presentata poco tempo fa alla Camera.

Quando il caso era scoppiato, in seguito alla segnalazione di una signora "scandalizzata" dall'interno del locale, il barista nostalgico aveva smorzato le critiche appellandosi al consenso popolare: «La gente è dalla mia parte, io non sono contro nessuno, a partire dagli immigrati. Sono fiero di essere fascista, orgoglioso di appartenere a Casa Pound. Ma il mio locale è frequentato da extracomunitari e da gay, categorie di persone che stimo, rispetto e con le quali sono in ottimi rapporti». Dalla sua parte si era schierato anche l’assessore alla sicurezza del comune di Bergamo che confermava: «Il bar è uno dei più frequentati dagli immigrati della zona». Ma forse solo per i prezzi bassi: da "Colazione da Tiffany..." il caffè infatti non viene venduto a 70 centesimi. E a richiederlo non sono solo clienti di una certa età, ma anche giovani che si improvvisano camerati del terzo millennio.

Nessun problema allora? Non proprio.
Ad opporsi era stata l'  “Associazione nazionale partigiani”che invocava il rispetto della Costituzione in un luogo pubblico. Risultato? Una semplice multa recapitata non per il reato di apologia, ma per la mancata licenza di vendita per oggetti al di fuori di cibi e bevande. Multa di 5 mila euro poi ridotta e contestata dal gestore. Che ha inviato un vaglia beffardo con la scritta "Me ne frego" e ha continuato a prendere le ordinazioni sotto gagliardetti e calendari. Che al posto dei calciatori o delle donne desnude hanno il bella mostra la faccia di Mussolini e di glorie di vecchia memoria. Memoria che a volte andrebbe rinfrescata. E non solo con un bicchiere di limonata da Tiffany.

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